La filosofia mi affascina. Tengo i libri di filosofia del liceo sugli scaffali, sempre in attesa del momento giusto per rileggerli. Si tratta della scienza di capire il mondo, le differenti visioni del mondo e dell’uomo, per aiutarci a comprendere meglio.
Eppure, forse nella vita di ogni giorno abbiamo bisogno di meno metafisica e più consigli pratici, ma non banali, più indicazioni etiche su come evitare gli sbagli, ragionando sul fatto se sia lecito o meno vivere continuamente nello stress e nella competizione, nell’ideale del progresso che destabilizza gli equilibri naturali, all’inseguimento di vittorie imposte però alle condizioni degli altri.
Come dice Mauro Corona, bisognerebbe fare un passo indietro dall’estetica che oggi predomina, e tornare a considerare meglio l’etica.
L’esperienza insegna. Ma a volte l’esperienza è brutale e definitiva, mentre invece un consiglio in anticipo, e soprattutto avere il coraggio, la pazienza e la determinazione di seguire quel consiglio, potrebbe risparmiarci delle sofferenze.

Mauro Corona è uno scrittore sessantenne di Erto (PN), e nel libro edito da Chiarelettere nel 2017 dal titolo Quasi niente scritto a quattro mani con il cantautore di Cercivento Luigi Maieron, ci insegna e ci propone la filosofia del fallimento. Tutti in questo mondo ci spronano a vincere, ma chi ci insegna a perdere? Non dobbiamo procedere come muli escludendo la possibilità di sbaglio o sofferenza, perché non è così la vita. E se non sappiamo perdere, quando succede ci schiantiamo.
Questo libro è un dialogo, i due amici infatti chiacchierano tra di loro, rievocando esperienze e conoscenze, soprattutto legate alla loro vita di montagna. Quello che emerge però non è un attaccamento al passato e un’esaltazione dei valori di cinquant’anni fa, ma un invito a un confronto tra passato e presente. Ecco che si scoprono le avventure, le sofferenze e i riscatti di musicisti che si sono visti privare della vista, del dito indice, delle mani. Si rivive il viaggio di Anna, una donna carnica che compie un viaggio fino in Austria per andare a trovare sul posto di lavoro marito, che pensa l’abbia tradita, e del modo in cui avviene questo incontro.
Un’altra fra le grandi donne raccontata nel libro è Cecilia, la madre di Luigi Maieron:

Era esile ma aveva gnerf, come si dice in carnico, aveva «nervo», era tenace, un maschio mancato. Quando arrivò il primo innamoramento la sua natura mostrò il suo lato sempre sbilanciato: a sedici anni rimase incinta. L’amore fece saltare ogni mediazione, non ascoltò nessuno e le conseguenze non tardarono a vedersi. […]
Per lei era scontato che un figlio condividesse le sue passioni: la fisarmonica e la motocicletta. Fin da piccolo mi portava alle sue serate. Ci andavamo con la Gilera o la Iso dello zio. La moto sostituiva la carrozzina, Cecilia non ne ha mai avuta una, le nostre passeggiate si consumavano in spericolati giri su strade secondarie.

Consiglio la lettura di questo scambio di pensieri tra Mauro Corona e Luigi Maieron, di questa chiacchierata trascritta nero su bianco, per trovare delle risposte e delle riflessioni più vicine a noi rispetto a un libro di filosofia, e più umane rispetto a molti dei messaggi che ci invia la società attuale.

Come disse il filosofo Kierkegaard, «Vivere significa scegliere – dunque poter sbagliare, aggiungo io – e chi non sceglie si sottopone alle scelte degli altri». Allora sono gli altri che scelgono per noi! Provare, e fallire, non vuol dire che sei un fallito. Dobbiamo rompere questo passaggio deleterio e stupido. Solo se non provi non sbagli, se tenti sbagli, puoi sbagliare.

Il mondo è spietato con chi non riesce, dice Corona. Ma riportando le parole di Cecilia: “Preferisco una sconfitta alle mie condizioni a una vittoria alle condizioni degli altri”.