Se Pordenone deve la sua crescita alle rogge, il territorio di Porcia e le aree limitrofe hanno anch’esse una storia ricca di acque e laghi. Dai laghetti di Rorai al lago della Burida, fino al Canale Brentella, ogni corso d’acqua racconta un intreccio di natura, industria e vita quotidiana.
La Roggia delle Remengole, che nasce nella zona di via San Vito/Largo Cervignano, ha un primo tratto tombinato e un secondo a cielo aperto. Poco prima del ponte su via Cappuccini riceve le acque del Rio Cavallin. Nella zona dei laghetti di Rorai, il mulino di Rorai Grande – proprietà del Pordenone, degli Ottoboni e poi della tessitura – sfruttava queste acque. Qui si trovano quattro laghi (un quinto fu eliminato nel 1947), un tempo collegati a impianti elettrici.
La zona del Mai di Rorai Grande deve il suo nome a un maglio tanto importante da battezzare l’intero quartiere e alla roggia stessa, il Rio Mai. Il Rio Pedron, invece, prende il nome da una grande pietra di confine e segna ancora oggi il limite tra Pordenone e Porcia.
Un capitolo significativo è quello della cartiera di Rorai Piccolo, fondata nel 1671 dai nobili Contarini e divenuta una delle più importanti cartolerie del Triveneto. Dal 1801 al 1933 fu proprietà dei Galvani, fino alla chiusura. Nel 1934 iniziò l’attività della conceria Presot, celebre per il cuoio utilizzato nelle scarpe degli alpinisti del K2.
Il lago della Burida (che un tempo aveva persino un’isola al centro), diviso tra Pordenone e Porcia, fu realizzato nel 1893 da Alberto Amman, costruttore del cotonificio cittadino, su progetto di Luigi Salice. Ospitava una centrale idroelettrica capace di produrre 1,2 milioni di kilowatt annui. Già negli anni Venti era frequentato con barche e passeggiate. Nel 1978 l’ingegnere Franco Aprilis ne studiò la valorizzazione, mentre nel 2004 Palazzetti propose nuovi interventi. Oggi l’acqua è pubblica, ma il terreno privato.
Chiude il percorso il Canale Brentella, costruito dai veneziani agli inizi del Cinquecento per trasportare legname dalla Val Cellina a Venezia. Più volte scavato e gestito dai Correr, il canale era soggetto a pedaggi e tasse di fluitazione.
Non mancano le criticità contemporanee: nelle acque sono state trovate sostanze inquinanti e “eterne”, impossibili da degradare. I punti di campionamento includono la Codafora, Rorai e Burida. Paolo Taiariol ha invitato il Comune e le istituzioni ad intensificare i controlli e i monitoraggi della qualità delle acque delle nostre rogge.
La proposta finale è quella di creare un museo delle rogge e delle acque di Pordenone, per esporre testimonianze storiche e sensibilizzare la cittadinanza. Sarebbe un modo per trasformare un patrimonio idrico in memoria viva, capace di raccontare secoli di storia e di stimolare nuove prospettive di valorizzazione.

Nato il 16 agosto 2006 a Crotone. Mi sono diplomato presso il liceo classico Leopardi-Majorana. Amo valorizzare le tradizioni dei territori in cui ho vissuto e per questo voglio contribuire nel raccontarle come meglio credo.