L’ex cotonificio Amman, fondato nel 1875 da Alberto Amman ed Emilio Wepfer, rappresenta uno dei principali simboli del patrimonio industriale di Pordenone. Per oltre un secolo, ha svolto un ruolo cruciale nell’economia locale, fornendo occupazione a migliaia di operai e contribuendo significativamente alla crescita demografica e sociale del territorio.
La sua chiusura definitiva nel 1999 ha lasciato un sito di grande valore storico in stato di abbandono, suscitando un acceso dibattito sul suo futuro.
Nel 2004, il Comune di Pordenone avviò una serie di iniziative per sensibilizzare la comunità sul valore storico e culturale del cotonificio. Venne organizzata una mostra al Supercinema Roma per commemorare il decennale degli scioperi del 1944, eventi significativi nella storia del sito. Quattro anni dopo, il Comune presentò una variante al Piano Regolatore Generale (PRG) per includere l’area dell’ex cotonificio in un progetto di recupero urbano. L’obiettivo era trasformare l’area in un polo culturale e residenziale, preservando la memoria storica del sito. Poiché la proprietà del sito era (ed è) privata, non vi fu alcun accordo e non se ne fece nulla.
Ciononostante, questo non fermò l’inventiva, i progetti e le proposte per l’area. Nel 2013, l’Università Iuav di Venezia avviò un progetto di ricerca sul recupero dell’ex cotonificio. Gli studenti del corso di laurea in Architettura parteciparono attivamente alla progettazione di nuovi usi per l’area, proponendo soluzioni innovative che integrassero la storia industriale con le esigenze contemporanee della città.
Nel 2015, il Comune organizzò una mostra al Museo di Storia Naturale Silvia Zenari, intitolata “Convivere, abitare, condividere – progetti per l’ex cotonificio Amman – Zepfer a Pordenone”. L’esposizione presentava elaborati di studenti universitari e professionisti, proponendo idee per il recupero e la valorizzazione del sito. L’assessore all’urbanistica sottolineò l’importanza di non lasciare l’area in abbandono e di lavorare su una rigenerazione urbana che fungesse da cerniera tra l’abitato di Borgomeduna e il centro città .
Al 2025, il dibattito pubblico si concentra su tre principali proposte di recupero.
La prima prevede la trasformazione dell’area in un parco urbano con percorsi pedonali, aree verdi e spazi culturali, preservando l’identità storica del complesso. Una seconda ipotesi mira a utilizzare gli spazi per attività culturali e ricreative, come mostre, concerti ed eventi temporanei, valorizzando il sito come centro di aggregazione e cultura. La terza prospettiva prevede un impiego più innovativo: fare dell’ex Amman un laboratorio urbano per la sostenibilità, integrando progetti tecnologici e sperimentazioni nel campo delle energie rinnovabili, con l’obiettivo di coniugare storia industriale e innovazione.
Gli attuali proprietari, acquisitori del complesso nel 2023, hanno manifestato interesse per un recupero sostenibile. Il 23 luglio 2025 è stata rilanciata una vendita al pubblico dell’intero sito, tornando ad accendere il dibattito sulla responsabilità tra settore pubblico e privato, con molti cittadini e associazioni che hanno chiesto un intervento tempestivo per evitare ulteriori degrado e perdita di opportunità.
Compatibilmente è stato presentato un emendamento per ottenere 3 milioni di euro regionali destinati al recupero. Come questo, precedenti tentativi simili erano stati respinti (2018).
Voci critiche in merito all’acquisto pubblico affermano che, qualora acquisito dal Comune, il sito risulterebbe automaticamente vincolato in quanto composto da edifici storici di oltre settant’anni. Ciò pone limiti significativi agli interventi possibili, in quanto ogni progetto dovrebbe rispettare rigorosamente l’integrità architettonica del complesso, rendendo difficile adattarlo a nuove funzioni senza comprometterne la memoria storica.
A questa difficoltà si aggiungono i costi enormi per la manutenzione e il restauro. Gli edifici degradati richiedono interventi preliminari di messa in sicurezza, prima ancora di pensare a un recupero funzionale. Senza fondi pubblici consistenti o un partner privato disposto a investire cifre ingenti, il progetto risulta economicamente antieconomico.
Al tempo stesso, il dibattito su chi debba farsi carico del recupero – pubblico o privato – ha creato ulteriori ritardi. Il Comune, pur interessato a valorizzare il sito come bene collettivo, non dispone dei fondi necessari, mentre i privati, pur manifestando interesse, devono fare i conti con le stesse limitazioni normative e con i costi elevati.
Tuttavia, numerose associazioni culturali e professionisti del settore continuano a sottolineare l’importanza di un progetto che integri memoria storica, valore sociale e funzione educativa. Le più recenti proposte vedono la creazione di un parco fotovoltaico con annesso museo dell’energia a partire da un restauro conservativo degli elementi di carattere artistico-architettonico, con la creazione inclusa di tre aree verdi di cui una a bosco di 11mila metri quadri; o la realizzazione di una nuova area per il mercato cittadino che includa un Museo della Ciminiera riferito alle attività del cotonificio, un nuovo parco, un imbarcadero per kayak, abitazioni e uffici protetti da una muratura in cemento armato a tenuta stagna per prevenire le esondazioni del fiume.
L’ex cotonificio Amman si colloca oggi al crocevia tra passato e futuro e, ad oggi, resta fermo in una condizione di sospensione: la sua storia, il degrado progressivo e la complessità economica e normativa hanno creato un blocco che né fondi pubblici limitati, né iniziative private isolate sono riusciti a superare. La sfida resta quella di trovare un equilibrio tra tutela del patrimonio, sostenibilità economica e necessità della comunità, un compito che si rivela tuttora arduo.
Fonti:
Comune di Pordenone, Mostra sul recupero dell’ex cotonificio Amman, 8 aprile 2019.
Simona Politini, Il Cotonificio Amman di Pordenone, da fabbrica dismessa a polo culturale. Una proposta di recupero, “Archeologia Industriale”, 10 agosto 2023.
Memoria del Cotonificio Veneziano di Pordenone, “Storia Storie Pordenone”, 6 febbraio 2025.
Monia Settimi, Pordenone e il futuro dell’ex cotonificio Amman: una nuova visione per energia e innovazione, “La Gazzetta di Pordenone”, 9 marzo 2025.
Amman, il privato riapre la porta. “Al pubblico potremmo vendere”, “Il Messaggero Veneto”, 23 luglio 2025.
Il nuovo Amman immaginato dall’architetto Davide Raffin. “Un parco fotovoltaico e il museo dell’energia”, “Il Messaggero Veneto”, 28 luglio 2025.
“Il mercato? Al coperto nell’ex Amman: ecco il piano”, “Il Gazzettino”, 27 agosto 2025.

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