Ecco un altro irredento! Eccone un altro triestino che si è fatto ammazzare per la sua città! Fratello di Giani, tra l’altro. Ecco un altro che è stato così generoso da dare la propria vita alla Patria in quei sassi cent’anni fa. Intellettuale come Boccioni, scrittore Renato Serra.
Carlo Stuparich, come il fratello più grande, nasce in una Trieste ancora asburgica nell’agosto del 1894 e si trasferisce a Firenze nel 1913 dove si iscrive all’Istituto di Studi Superiori raggiungendo Giani e l’amico Slataper che lo fece entrare nel giro dei vociani di Giuseppe Prezzolini. Da triestino e di famiglia irridentista, al suono delle trombe del 24 maggio tornò nella città natale per arruolarsi dopo aver italianizzato il suo cognome originario con l’italianissimo Sartori.
A un anno dallo scoppio della Guerra, assieme al fratello e al loro reparto parte per la Val Sillà sul Monte Cengio, non lontano da Tonezza del Cimone, per prendere parte a un tentativo di resistenza all’attacco lanciato dal Capo di Stato maggiore asburgico, il generale Franz Conrad von Hȍtzendorf lanciata il 15 maggio raggiungendo l’Altopiano di Asiago cinque giorni dopo. La mattina seguente, dopo un intensissimo bombardamento d’artiglieria, gli austro-ungarici tentarono di scendere nella conca attraverso la Val d’Assa, e nello stesso momento, il comando italiano ordinò di ripiegare. Al comando del III plotone, rimane isolato vicino al forte Corbin. Pochi giorni dopo, gli asburgici occuparono la punta Corbin e la mattina del 30 Carlo fu tra i soldati che tentarono la sua riconquista ma dopo 4 ore di battaglia il suo plotone venne annientato. Dopo esser rimasto isolato, decide di uccidersi pur di non subire l’umiliazione di cadere prigioniero.
Nel 1918, alla sua memoria, gli venne conferita la Medaglia d’oro al valor militare e gli venne intitolato uno dei 41 Cimiteri di guerra dell’altopiano dei Sette Comuni.
Come sono venuto a sapere della sua esistenza? Con il suo unico libro di pensieri, poesie e lettere, Cose e ombre di uno pubblicato postumo nel 1919 dalla casa editrice La Voce, presentata da suo fratello Giani. Questo libro fu stampato più volte: nel 1933 dalla Treves; nel 1968 dalla Salvatore Sciascia sempre con una presentazione del fratello e con un’aggiunta di un’appendice di inediti; infine nel 2006 dalla Ibiskos, con un’introduzione di Enrico Nistri.

Un altro scrittore che ha preferito vivere e non scrivere. Un altro scrittore che ha preferito agire e non assistere passivo agli avvenimenti del mondo, consapevole che il mondo è ciò che accade, e non ciò che cade o è già caduto.

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