In occasione dell’uscita in sala della copia restaurata di Il cielo sopra Berlino, e dell’Orso d’oro alla carriere all’ultimo Festival di Berlino, un breve excursus su Wim Wenders.
Wenders è uno di quegli artisti che ha lasciato, e lascerà sempre, una traccia indelebile nell’Arte: regista, scrittore, fotografo, critico cinematografico, uno sguardo sempre acuto ed attento sulla realtà. Ha saputo raccontare la Germania che si stava ancora leccando le ferite dovute agli errori del passato, il tramonto e, nello stesso momento, l’esaltazione del sogno americano, l’esistenzialismo umano, senza perdersi in troppe moine. Il suo cinema è fatto prima di tutto di immagini in movimento, magnifiche e perfettamente “fotografiche”, poi di uomini e donne che lottano per avere un posto nel mondo. Elencare tutti i suoi lavori sarebbe difficile, perlomeno citandoli senza approfondirli, ma si possono ricordare le forme di espressione usate nel suo cinema. Se con il documentario ha da sempre saputo esaltare il progresso tecnologico, si veda l’uso del 3D e della macchina da presa in Pina o Lisbon Story, nella finzione ha saputo utilizzare gli artifici del passato rendendoli attuali. Cura dei dettagli nella singola scena e il rispetto per il racconto della natura e delle ambientazioni, il bianco e nero sempre intrinseco alla vicenda. Marchi di fabbrica indiscutibili, come l’amore per la storia del cinema e per i suoi protagonisti, dimostrato in Nick’s Movie e Aldilà delle nuvole, rispettivamente omaggio a Nicholas Ray e coregia con Michelangelo Antonioni. Wenders ha superato i generi e le “regole” cinematografiche, non negandoli ma affrontandone i topos per riconoscerne l’importanza: il western crepuscolare di Paris Texas, il melodramma, l’incomunicabilità antoniana, il road movie. Queste poche righe non sono sicuramente esaustive, ma cercano di raccontare un vero cineasta, innamorato del suo lavoro e di quello degli altri. Esemplare e commovente la sua dichiarazione dopo essere stato Presidente di giuria a Venezia 65, in cui esprimeva di non voler più ricoprire in futuro tale ruolo, perché avrebbe voluto premiare tutti per il rispetto e la passione verso il Cinema. Uno di noi!
Andrea Moschioni nasce a Pordenone il 04 dicembre 1982. Malato di cinema fin da quando è in fasce, dopo aver conseguito la Laurea in DAMS e aver frequentato un Master allo Ied di Venezia, si diletta nella realizzazione di cortometraggi sia come attore che come autore. Attualmente lavora nel teatro ed è membro della Compagnia degli Imprevisti di Pordenone. Redattore della rivista Mediacritica.it, non riesce ancora a liberarsi dal morbo del Cinema.