Quando vivevo a Parigi, io e la mia amica Anna andavamo spesso a Belleville a prendere il pane avanzato per poi mangiarcelo con il formaggio. Non ricordo più il nome del panettiere, ma l’appuntamento del venerdì era immancabile: alle dieci di sera, Anna caricava sulla sua bicicletta una busta piena di baguettes. Bastava sedersi in un posto qualsiasi, chiamare qualche altro amico per dar fondo al sacchetto e la cena era pronta. Spendevamo al massimo qualche euro per il Camembert. In realtà, se pensiamo alla quantità di scarto prodotto oggi da tutti i forni europei, le stime dicono che saremmo in grado di dare da mangiare a tutta la Spagna. Fortunatamente, da qualche tempo è stata approvata in Francia una legge che obbliga i supermercati a donare la merce invenduta ad associazioni caritatevoli, ma si tratta di un provvedimento recente e non è ancora abbastanza: circa un terzo del cibo prodotto al mondo diventa rifiuto, a quanto dice la FAO.

David Gross, chef attivista austriaco ideatore di Wastecooking, ha deciso di rovistare per cinque settimane tra i rifiuti di abitazioni, mense scolastiche, supermercati e centri di raccolta, attraversando Austria, Germania, Belgio, Olanda e Francia. Ha pensato poi di raccogliere le cinque testimonianze di riciclo alimentare in un documentario, proiettato in anteprima nazionale a Le Voci dell’Inchiesta sabato 16 aprile.

David viaggia a bordo di un’auto alimentata ad olio esausto e si porta dietro un cassonetto messo a nuovo, con piano cottura e utensili per cucinare lo scarto prodotto dagli altri. A Vienna, il punto di partenza del suo itinerario, ha aperto le dispense di un intero complesso di appartamenti, facendosi consegnare confezioni scadute e vasetti abbandonati nei meandri più reconditi del frigorifero: poche ore dopo, un banchetto era allestito nel cortile comune, sotto lo sguardo incredulo degli inquilini che avevano offerto i loro stessi scarti. In Belgio, David ha convinto lo chef della mensa del parlamento europeo a riciclare gli avanzi del giorno prima, imbastendo un pranzo addirittura più gradito ai commensali. In Germania ha recuperato gli ortaggi di scarto delle grandi reti commerciali, quelli bitorzoluti e ammaccati che non ci piacciono, per cuocerli sul suo cassonetto e distribuirli ai passanti. Quelle stesse verdure imperfette, tuttavia, sono anche il nutrimento di una categoria di consumatori molto speciale: i vermi. In Olanda, per esempio, le carote che il supermercato non vuole vendere diventano il mangime di vermi da allevamento, che hanno già riscosso un notevole successo nella forma di polpette o biscotti.

David sembra non poterlo negare: fra qualche anno i ricettari di cucina non saranno più gli stessi. Arriverà il momento in cui non crederemo più a zucchine e cavolfiori prodotti in serie, non ci concederemo più di comprare cibo in abbondanza per poi buttarlo via, e forse ci cureremo di più del fatto che, per riempirci le pance, immense distese di terreno vengono coltivate e irrigate ogni giorno per ottenere prodotti agricoli, e soprattutto quel foraggio di cui un animale si nutrirà per fornirci la carne. Arriverà il momento in cui ci penseremo due volte prima di disfarci di un ortaggio nodoso o di un frutto ammaccato, e sapremo abituarci a nuove forme, reinventandole in nuovi gusti. Succederà. Se avremo voglia di uno spuntino sostanzioso per la merenda, opteremo per dei biscotti fatti in casa: farina, zucchero, una presa di sale e, perché no, qualche scaglia di verme. Sì, giusto per conferire al dolcetto un retrogusto di nocciola. Con il tempo, non ci sembrerà più una cosa strana: dallo spreco, produrremo cibo.

 

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