In che misura è possibile azzardare un confronto tra l’origine delle pulsioni triviali dei nevrotici e gli arcaici precetti che fondano il vivere comune degli uomini? In un saggio del 1913, Freud tenta una spiegazione trasversale: Totem e Tabù assumono il ruolo di proiezioni dogmatiche dei divieti e delle regole su cui viene temprata la vita dei clan totemici, e per via indiretta delle nostre comunità. Tuttavia, anche nei processi industriali di temperatura, l’indurimento è subordinato all’accettazione delle presenza di stress interni al materiale – nel caso degli uomini, a psicosi e schizofrenia. Ecco che nasce quindi il dovere, prima che la necessità sociale, dell’apertura di una discussione generale: quali sono gli attuali totem a cui imputiamo le leggi della coscienza morale, e quali i tabù che accettiamo acriticamente?

Questa settimana ha visto l’avvio dell’undicesima edizione di Vicino/Lontano; nei precedenti dieci anni di vita, il festival ha avuto il grande merito di saper affrontare con sguardo critico e distaccato alcuni tra i temi più sacrificati dalla classe dirigente sull’altare del consenso popolare e nei templi dei talk show in prima serata: l’aggressività economica della Cina, le contraddizioni della democrazia, la crisi del modello capitalistico, lo scontro fra culture, la minaccia di terrorismi, la drammatica problematicità dei flussi migratori, il mancato avvicendamento generazionale, la crisi del lavoro, l’indebolimento del welfare, i disastri dell’illegalità, le storture della finanza, la pervasività digitale. Ma Vicino/Lontano rappresenta anche e soprattutto una dimensione quasi parallela dove trovare ristoro, porsi delle domande, forse cambiare il proprio punto di vista: non deve quindi stupire che il tema di quest’anno sia proprio Totem e Tabù.

L’edizione 2015 coincide con un anniversario difficilmente trascurabile da un festival friulano, vale a dire il quarantesimo dall’omicidio del nostro Pasolini: oltre alla proiezione di ritratti eseguiti e selezionati da Roberto Villa, ogni evento sarà preceduto da letture degli scritti di uno degli intellettuali che, con maggiore convinzione e tenacia, ha saputo questionare i precetti di un’Italia – quella del secondo dopoguerra – dogmatica e omofoba anche se trascinata dall’onda dello sviluppo industriale, e lo ha fatto da un osservatorio privilegiato:

L’indipendenza, che è la mia forza, comporta la solitudine, che è la mia debolezza

Sarà sabato 9 maggio alle 20:45 l’evento di punta della rassegna udinese, cioè la cerimonia di consegna del Premio Letterario Tiziano Terzani, da sempre destinato ai reportage di viaggio – il vincitore di quest’anno è David van Reybrouck per Congo: l’epopea di un Paese, del suo gigantesco fiume e delle sue genti è dipinta da una prosa epica e sognante, ma al contempo moderna e scorrevole. Alla serata, patrocinata dalla Presidenza della Repubblica, sarà presente anche Angela Terzani Staude, presidente della giuria che assegna il premio.

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