Ah, la Maremma! Quarta tappa, oggi è lì che si arriva: Montecatini – Marina di Cecina, sul mar Tirreno. È una tappa corta, circa 90 km, e raggiungere il mare con la propria bici dà sempre un senso di libertà tutto particolare, soprattutto se per arrivarci hai impiegato qualche giorno di viaggio.

Esco da Montecatini e inizia una serie di rotonde sterminata. Ne passo una, due, tre, e dopo la quarta mi rendo conto che forse ho sbagliato strada. Ti pareva. Torno indietro e scorgo due ciclisti, faccio uno scatto per raggiungerli e chiedo loro la strada per Altopascio; mi rispondono in toscanaccio, e quando chiedo di ripetere mi urlano «Vieni ‘on noi, vieni ‘on noi!»: mi accodo e a un certo punto mi rendo conto di una cosa. Il ciclista che sta mulinando le gambe davanti a me ha una bici da diecimila euro e il completo di una squadra di professionisti, e dal modo in cui pedala si capisce subito che non si tratta di un amatore. Insomma: sto pedalando in scia a Mirko Selvaggi, uno che ha corso al Giro d’Italia e un habitué delle classiche del nord. Chiacchieriamo un po’, quando gli dico che ho fatto 390 km nei tre giorni precedenti guarda la mia bici, carica di borse, e mi fa «Te sei tutto pazzo!». Dopo cinque km deve alzare il suo ritmo e ci salutiamo.

Proseguo lungo gli sconfinati campi di girasole toscani, poi punto il timone verso Fauglia e mi addentro in mezzo alle colline pisane. C’è poco da fare, la Toscana è tutta bella, e non riesco a smettere di fare foto ai paesaggi stupendi: sconfinati campi di grano mossi da una leggera brezza, nessun rumore se non un lieve fruscio… sembra la classica scena introduttiva di un film.

campi

Nel frattempo ho percorso una sessantina di km, si è fatta ora di pranzo e, dopo una curva, mi imbatto in un minuscolo paesino con un’osteria al centro. Sono indeciso se fermarmi o no, ma all’improvviso una scarica di bestemmie in toscanaccio mi convincono che bisogna assolutamente fare tappa là. Fuori dall’osteria, infatti, ci sono quattro vecchi che giocano a briscola, e mi siedo subito accanto a loro a seguire la partita. Una volta che hanno finito mi metto a chiacchierare con loro del più e del meno; quando dico che vengo dal Friuli uno di loro, in un contorno di bestemmie, mi dice che c’è stato da militare: «Dé, ci mandavano tutti ‘uanti a Casarsa…»; sopraggiunge un vecchietto a bordo di un’Ape completamente sgangherata, ennesimo scambio di bestemmie (molto creative, devo ammettere), ennesima partita a briscola. È ora di ripartire, saluto il gruppo che mi augura in bocca al lupo.

Dopo qualche leggero saliscendi, sempre in mezzo a panorami stupendi, giungo a fine tappa: Marina di Cecina. Sono partito dalla campagna friulana quattro giorni fa e finalmente mi trovo davanti al mar Tirreno, e mi segno la distanza. Da casa mia sono 475 km.

spiaggia

Dopo aver montato la tenda mi metto il costume, vado a farmi un tuffo al tramonto e poi mi bevo una birra seduto su uno scoglio. Forse, da quando è iniziato il viaggio, è solo adesso che riesco ad avere un momento di vera calma. I primi tre giorni li ho vissuti a ritmo folle e ho fatto tantissima strada tra pianura e montagne e adesso sono qua, di fronte a una distesa d’acqua sconfinata. Sono in balia di un vortice di emozioni fortissime. Da un lato sono euforico per il fatto di essere già arrivato fin qua, dall’altro sono spaventato dal fatto che mancano più o meno altri mille chilometri, e saranno lunghissimi; l’immagine del mare mi trasmette un senso di estrema calma, ma non riesco a non pensare a tutto il caldo che patirò domani.

Alla fine il viaggio non è sempre fatto di allegria e spensieratezza: se così fosse, si tratterebbe di una semplice vacanza. Il viaggio è tale in quanto comprende attimi di felicità estrema alternati a momenti di pura ansia. Dal ridere per essere arrivati in cima a una salita si arriva al piangere a dirotto nella salita successiva; dallo stress per aver finito l’acqua in mezzo al nulla si passa ai salti di gioia per aver trovato un bar subito dopo una curva; dal senso di solitudine di chi passa tutto il giorno da solo sul sellino si passa al sentirsi vecchi amici in mezzo a un gruppo di pensionati che giocano a briscola. Alla fine dei conti se sei un ciclista l’importante è essere testardi, e soprattutto non smettere mai e poi mai di pedalare. Sarà mica che il ciclismo è una metafora della vita?

Il giorno successivo  smonto la tenda, riparto e ꟷ manco a farlo apposta ꟷ sbaglio immediatamente strada. Faccio un chilometro su una pista ciclabile, e all’improvviso l’asfalto finisce: si prosegue sulla ghiaia. Mi tocca tornare indietro e alla prima rotonda vedo un ciclista. Gli chiedo la strada per Grosseto, mi guarda, ci pensa un po’ su, «Bé dai, vengo ‘on te, si pedala insieme». Però, son gentili ‘sti ciclisti toscani!
Facciamo chiacchierando una decina di chilometri, e a un certo punto arriva la domanda che durante questi viaggi capita sempre prima o poi: «Senti, se vuoi per andar verso Follonica si dovrebbe tira’ dritti che è più corta… ma ‘ui a sinistra c’è il Viale dei Cipressi, si allunga un dieci chilometri, ma è alquanto bellino. Icché t’aggrada?»
E che, non lo vai a vedere il viale dei Cipressi? Quello di Carducci?

viale-dei-cipressi

Attraversiamo questo splendido vialone lungo cinque chilometri, tutto dritto, costeggiato da cipressi secolari; arrivati a Bolgheri giriamo a destra e facciamo un percorso vallonato con curve belle larghe, in mezzo a tantissime tenute vinicole. Ritornati sul litorale ci salutiamo, il ciclista ritorna verso casa e io proseguo verso sud lungo la costa. Passo a Piombino, si intravede in lontananza l’isola d’Elba, e poi proseguo fino a Follonica: sono le quattro del pomeriggio ed è caldissimo, ma per fortuna inizia a piovere. Era ora che si rinfrescasse un po’ l’aria! Mi metto l’impermeabile e proseguo.

La strada si addentra in mezzo a delle colline, dopo una decina di chilometri ha smesso di piovere ed è tornato il sole. Ormai sono all’altezza di Cala Violina e Punta Ala, posti meravigliosi, ma ho ancora abbastanza energia e decido di andare avanti ancora un po’. Dopo uno strappo abbastanza duro le gambe iniziano a lamentarsi parecchio, quindi decido di fermarmi al paese dopo: Castiglione della Pescaia, uno stupendo borgo medievale. Monto la tenda, vado in riva al mare a guardare il tramonto, e anche oggi è andata.

tramonto

Lascia un commento