Ieri avevo deciso di fare tappa a Marina di Camerota perché il mare era troppo bello, e stamattina ho la conferma di aver fatto bene. Appena riparto per la dodicesima tappa, infatti, la strada si impenna subito, facendomi arrampicare lungo una montagna che sembra infinita. Inizio a pregare perché finisca il prima possibile, anche perché non ho potuto fare nemmeno cinque minuti di riscaldamento, ma il dio delle salite non ne vuole sapere: arriverò allo scollinamento dopo oltre un’ora di faticaccia e sedici chilometri di ascesa. Fortuna che ieri mi sono fermato subito prima di questa salita, stanco com’ero non ce l’avrei mai fatta. Dopo aver raggiunto la cima si apre di fronte a me una eccezionale panoramica che mi fa vedere in lontananza Sapri e, subito dietro, le coste della Basilicata.

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Mi butto in una discesa bella ripida e molto tecnica, divertendomi un sacco, e raggiungo Sapri; una breve pausa caffè e proseguo, iniziando la Statale 18 Tirrena Inferiore, che seguirò per quasi tutto il resto del viaggio. La strada inizia a salire in maniera molto graduale, ma rimanendo sempre sulla costa: nel giro di pochi chilometri sconfino in Basilicata e ormai sto pedalando a un centinaio di metri sul livello del mare. La visuale è incredibile, da mozzare il fiato, ma ho un piccolo problema: soffro di vertigini, e se da un lato non riesco a staccare gli occhi dal panorama meraviglioso, dall’altra sono completamente terrorizzato. Ma a parte questo oggi è davvero una giornata meravigliosa, senza una nuvola in cielo e con un mare cristallino, e cerco di pensare a queste cose positive piuttosto che al centinaio di metri di burrone subito dopo il guard rail.

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Dopo una quarantina di km dalla partenza trovo parcheggiato a bordo strada un meraviglioso Maggiolino arancione, e accanto il camion di un fruttivendolo ambulante.

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Decido che è ora di far tappa, e mi metto a chiacchierare con il proprietario della Volkswagen. Viene fuori che è di Modena, ma ogni anno viene a Maratea per le vacanze, e mi chiede da dove sono partito stamattina.

“Sono partito da Marina di Che… Ca… non ricordo bene”
“Marina di Camerota?”
“Ah, sì, proprio quella!”
“Ma sei del nord, giusto?”
“Sì, sono friulano.”
“Quindi sei passato per Padova, sì?”
“Bè, sì!”
“…hai passato l’Appennino tra Bologna e Firenze?”
“Sì!”
“…sei andato diretto sulla costa in Toscana e poi hai seguito quella…”
“Ma scusi, come diavolo fa a sapere tutto l’itinerario che ho fatto?”
“Vedi, da ragazzino vivevo a Modena, e volevo fare un viaggio fino in Calabria in bici. Ricordo che ho passato un sacco di tempo a tracciare l’itinerario.”
“…ma poi il viaggio lo ha fatto?”
“No, è rimasto solo un sogno.”

Rimango un attimo stordito. Praticamente di fronte a me ho la persona che sarei diventato se non mi fossi lanciato in questa esperienza: ha degli occhi strani, sono felici ma sembra quasi abbiano un velo di malinconia nel guardami. È qui, adesso, che mi rendo conto di aver fatto bene a buttarmi in questa avventura senza rimandare: meglio andare fuori tempo con qualche esame all’università, piuttosto che rischiare di bruciare per sempre l’occasione di fare un viaggio simile.

Riparto e dopo un’ora e mezza di pedalata mi trovo di fronte a un cartello che mi fa scoppiare di gioia: “Tratto di competenza: ANAS CALABRIA”. SONO IN CALABRIA! È l’ultima regione! Certo, è bella lunga, oltre 400 km: ma ormai mi sento a casa. In una ventina di km arrivo a Scalea, dove farò tappa per oggi. Calabria, dannazione, sono in Calabria!

La tappa successiva, è abbastanza anonima. Ormai l’unica cosa a cui penso è arrivare in meno tempo possibile alla casa dei nonni, che sta a Nicotera, sessanta km a nord di Reggio Calabria, quindi si tratta solo di macinare più strada possibile nel minor tempo possibile. Il mare mi tenta continuamente, passo di fronte a spiagge cristalline, con dei bar bellissimi sul lungomare che continuano a invitarmi a far tappa per fare il bagno e bermi una birretta… ma devo pedalare, devo arrivare a Nicotera, e non mi fermo. In ogni caso per oggi non riesco a raggiungere la destinazione: un signore del posto mi aveva garantito che mi aspettava un lunghissimo tratto di pianura, ma non è affatto così. Ci sono saliscendi di continuo, e dopo solo 85 km alzo bandiera bianca: sono troppo stanco, arriverò domani a Nicotera. Per oggi farò tappa ad Amantea.

La mattina successiva mi sveglio presto e continuo la mia corsa verso sud; proseguo lungo la costa, passando per Lamezia Terme e Pizzo Calabro, e inizio una salita di media difficoltà fino a Vibo Valentia, dove abitano alcuni zii: mi fermo da loro per pranzo, e poi riparto. Attraverso un lungo altopiano delimitato a sud dal Monte Poro: da lì una ripidissima discesa con vista sul mare mi porta a Nicotera Marina, dove dopo 100 km di tappa posso finalmente festeggiare con i familiari che mi aspettavano.

Sono felicissimo e leggermente stordito: un anno fa non avrei mai immaginato che sarei stato in grado di raggiungere la casa al mare dei nonni dopo ben 1566 chilometri in bicicletta. E invece adesso sono qua, e sono partito dal cancello della mia casetta in Friuli: me la sono fatta tutta sulle mie gambe, ho visto ogni singolo centimetro di asfalto che separa la casa dove vivo dal luogo dove ho le mie radici. Il viaggio non è ancora finito, ma ora sento davvero di avercela fatta.

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