Cosa lega Venezia, il greco antico e le edizioni paperback? Fate questa domanda ad un qualunque appassionato di filologia – classica, romanza, italiana – e otterrete una sola, ferma risposta: Aldo Manuzio.

Se non appartenete alla cerchia degli ‘addetti ai lavori’, avete tutto il diritto di non aver mai sentito questo nome: tra tutti gli umanisti italiani, Manuzio è nel contempo uno dei più importanti e uno dei più trascurati. Tutti ci ricordiamo di Petrarca e Boccaccio, molti di Poliziano, pochissimi di Aldo.

Nato in Lazio, studente prima a Roma e poi a Ferrara, Manuzio lavora inizialmente come insegnante privato alla corte dei signori di Carpi, ed è – molto semplicemente – un entusiasta del greco antico. In questo periodo (siamo verso la fine del Quattrocento) conoscere e studiare il greco è tutt’altro che mainstream. Già dai tempi di Petrarca, infatti, l’apprendimento di questa lingua viene percepito per lo più come finalizzato ad un uso migliore del latino. A leggere ed insegnare il greco antico nella nostra penisola sono quasi esclusivamente intellettuali greci fuggiti dall’impero bizantino appena collassato. Mancano buone grammatiche e sono pochissimi i testi di lingua greca a disposizione del pubblico.

In questo contesto, ormai più che quarantenne, Aldo entra in contatto con l’ambiente editoriale di Venezia, deciso a diffondere su larga scala la conoscenza della lingua e della letteratura greca attraverso l’uso della stampa. La pubblicazione di opere antiche in lingua greca, però, presenta numerosissime difficoltà, sia dal punto di vista critico-testuale, sia da quello tecnico-tipografico: i codici sui quali basare le edizioni a stampa sono difficilmente reperibili e contengono errori e difetti di varia natura, dovuti agli accidenti della trasmissione manoscritta. Non esiste, inoltre, un font adatto alla stampa del greco, capace di coniugare precisione e leggibilità.

Per affrontare questi ostacoli, Aldo raduna attorno a sé filologi di provenienza greca, tipografi e incisori di altissimo livello, e – con un’indispensabile opera di mediazione tra intellettuali e maestranze – dà alla luce, a partire dal 1494, prodotti editoriali di una qualità fino a quel momento impensabile. Tra questi spiccano alcuni progetti enormi per volume e importanza, come l’edizione di tutte le opere di Aristotele, delle commedie di Aristofane, delle Storie di Erodoto e di Tucidide, tutti testi fino ad allora disponibili solo in costosissime copie manoscritte, custodite per lo più in conventi e biblioteche private.

Ma torniamo alle edizioni paperback. Manuzio, abbiamo detto, è prima di tutto un eccellente mediatore tra studio e stamperia. I suoi meriti, però, non si fermano qui: l’aspetto forse più importante della sua attività è stato quello dell’innovazione. Forte della sua esperienza didattica, Aldo è molto sensibile alle esigenze dei lettori e riesce ad ideare soluzioni tipografiche che influenzano ancora oggi la nostra industria libraria. A lui dobbiamo l’invenzione del corsivo per la stampa, l’ideazione di nuove serie di caratteri latini (avete presente il font denominato Garamond? Non è altro che una rivisitazione di una polizza pensata appositamente per le edizioni aldine), e soprattutto la diffusione su larghissima scala di un formato fino a quel momento poco usato, l’in ottavo, che con la sua leggerezza e praticità, rappresenta a tutti gli effetti l’antenato delle nostre edizioni tascabili.

Ci sarebbe moltissimo altro da dire su Aldo Manuzio e sul suo ruolo di mediatore-innovatore nella storia del libro a stampa, ma se queste poche righe vi hanno incuriosito, approfittate degli ultimi giorni di apertura della splendida mostra Aldo Manuzio. Il Rinascimento di Venezia (Gallerie dell’Accademia, fino al 31 luglio).

E la prossima volta che prendete in mano un’edizione tascabile, pensate ad Aldo.

Lascia un commento