Quando si arriva a Trieste in treno, non appena usciti dalla stazione, uno dei primi luoghi che si incontrano andando verso piazza Unità è il Canale Grande, un canale artificiale che si inserisce nel centro cittadino, partendo dalle rive, per un centinaio di metri. Uno spazio molto suggestivo e quasi inaspettato, elegante e particolare, attorniato da chiese e palazzi storici di notevole interesse culturale. Proprio in uno di questi edifici ottocenteschi, il palazzo Gopcevich, ha sede permanente, da molti anni, il civico museo teatrale di Trieste “Carlo Schmidl”.
Ospitato originariamente negli spazi del teatro Verdi, il museo raccoglie una vastissima collezione di oggetti e materiale scenico relativi al mondo del teatro lirico e di quello in prosa. Testimonianze tangibili di un’evoluzione e di una tradizione del fare spettacolo non solo triestina, ma anche, in senso più ampio, austriaca e italiana. Tra le sale del museo, infatti, si possono trovare strumenti musicali ottocenteschi, costumi scenici appartenuti a compagnie teatrali o a famosi cantanti lirici, spartiti di compositori rinomati come Tartini e molto altro. Sezioni specifiche sono inoltre dedicate alla narrazione storica dell’importante tradizione teatrale triestina, con pannelli e numerose fotografie che forniscono informazioni sulle origini dei vari luoghi ed edifici dedicati al teatro nella città e sugli animatori culturali e gli artisti che in questi spazi hanno lavorato e creato. Negli anni, inoltre, ha acquisito sempre maggiore consistenza, per entità e dimensioni, la biblioteca del museo, ricca di fondi librai e archivistici, con sezioni specifiche dedicate ai libretti d’opera e ai manifesti e programmi che raccontano la storia teatrale della città. Interessante è, inoltre, la creazione nel 1985 di una mediateca con oltre 20.000 pezzi tra materiale discografico e altro.
Il Civico Museo Teatrale nasce nel dicembre del 1924 per volontà dell’editore musicale e collezionista Carlo Schmidl, il quale stipula con il Comune di Trieste una convenzione con la quale rende di dominio pubblico la sua Raccolta storico-musicale, frutto di mezzo secolo di attività. L’accordo permette a Schmidl, nominato curatore a vita del Museo, di mantenere la proprietà e nello stesso tempo la gestione della Raccolta e di curarne personalmente l’incremento con documenti e dati. Gli spazi sono messi a disposizione dalla Direzione Teatrale del Teatro Comunale “Giuseppe Verdi”. Alla sua morte, nel 1943, Schmidl lascia in eredità al Comune la sua Raccolta. Nel frattempo, nel 1936, è stato istituito l’Ente Autonomo Teatro Comunale “Giuseppe Verdi”, il quale mette a disposizione nuovi luoghi per le raccolte del Museo in continua crescita. Salvo la parentesi della seconda guerra mondiale, quando le raccolte vengono messe al sicuro in altre sedi, lo storico edificio del Teatro Verdi ospita pertanto il Civico Museo Teatrale di Fondazione Carlo Schmidl (questa la denominazione dal 1947 in poi) fino alla chiusura del Teatro per i lavori di ristrutturazione all’inizio degli anni Novanta, periodo in cui la collezione viene spostata provvisoriamente nel Palazzo Morpurgo, da cui poi verrà posto, in maniera definitiva, nel palazzo Gopcevich.
Il museo, sicuramente uno di quei luoghi che è fondamentale visitare se si vuole conoscere ed esplorare a fondo la storia culturale e non di Trieste, si trova, come già accenato, in una posizione facilmente raggiungibile, a piedi o in autobus (linea 5, 8, 9, 10, 11, 17, 19, 25, 30) sia dalla stazione che da piazza Unita ed è aperto da martedì a domenica dalle 10:00 alle 18:00.
Carlo Selan nasce a Udine nel 1996 e attualmente frequenta la facoltà di Lettere presso l’Università di Trieste. Attualmente, scrive e collabora per diversi blog e riviste di cultura come L’oppure, Constraint Magazine, TX2teatriudine, Digressioni, TamTam, ARGO – poesiadelnostrotempo.