El automovil gris è un poliziesco particolare. E questo perché non si limita a sviluppare la solita trama dei chasing film in cui un criminale o un gruppo di criminali commettono un reato, un poliziotto li scopre, per un po’ sembra che la spuntino i cattivi, e alla fine con qualche gag divertente o meno, vince la giustizia.

El automovil gris presenta una trama sin da subito complicata, in cui si fa fatica a comprendere quali siano i ladri e quali non. Ma questo non è solo un merito. Il fatto di adoperare l’uso di troppi personaggi poco caratterizzati era un errore frequente nel cinema delle origini, e questo film messicano non è un’eccezione. Tuttavia ci sono molti elementi interessanti, che fanno capire che si tratti di un cinema che all’epoca fosse in espansione, con caratteristiche proprie e un potenziale non indifferente. Da segnalare soprattutto l’uso di didascalie ironiche, che raccontano con astuzia situazioni drammatiche. È particolarmente emozionante la scena in cui il ladro Bernardo deve dire addio ai suoi familiari, con tanto di lacrime e pathos, ma le didascalie sembrano quasi divertirsi di fronte al dramma. Questa spaccatura tra didascalie e immagini fa capire che ci fosse anche un intento sperimentale di raccontare attraverso il cinema, in un modo autentico, con il tipico umorismo che contraddistingue i messicani e fa di loro i più grandi e celebri comici tuttora in America Latina. Il film, nonostante spesso risulti difficile da capire, presenta gag comiche alternate a scene chiare e serie. Si capisce che il regista Enrique Rosas avesse grandi ambizioni. Particolare è la fine, in cui, senza svelare nulla sugli eventi che accadono nel film, sembra che il male riesca a vincere sul bene. Ma la didascalia ci racconta che prima o poi, comunque, ogni azione negativa avrà la sua punizione. Che sia una presa in giro? Di sicuro fa riflettere. Non solo il finale si presta a interpretazioni, ma possono cadere anche nel campo filosofico. Decisamente sì, si tratta di un film pretenzioso.

Lascia un commento