Difficile che una cosa del genere capiti di nuovo: passare da un anno segnato da una pandemia globale ad avere due edizioni del Giro d’Italia così ravvicinate nel tempo. La corsa rosa infatti, dopo le due tappe dello scorso ottobre, ritorna nella nostra regione per tre giorni di grande sport.

Dopo l’affermazione di ieri del campione italiano Giacomo Nizzolo sul traguardo di Verona, il gruppo si è spostato verso Cittadella, sede di partenza della tappa di oggi. La città patavina ha festeggiato lo scorso anno i suoi ottocento anni di storia: era il 1220 quando il libero Comune di Padova decise di costruire una fortificazione per difendere le sue zone di confine, innalzando la cinta muraria che oggi rende Cittadella l’unica città d’Europa ad avere un camminamento di ronda interamente percorribile. Le mura sono infatti visitabili con una suggestiva passeggiata a 15 metri d’altezza, un’esperienza unica nel suo genere.

La corsa si dirigerà poi verso il Friuli-Venezia Giulia, passando per Montebelluna, Spresiano e Conegliano, prima di superare il confine regionale ed entrare in Friuli dal comune di Caneva. Qui si affronterà il primo gran premio della montagna di giornata: la salita al castello di Caneva. Un buon riscaldamento in vista delle fatiche successive: poco più di tre chilometri al 5% di pendenza media, anche se nel tratto finale la strada s’impenna fino a superare il 10%.

Dopo lo scollinamento, la carovana rosa risalirà la Pedemontana Occidentale: Aviano, Montereale Valcellina, Maniago, Fanna e Cavasso Nuovo, fino ad arrivare a Meduno, all’imbocco della Val Tramontina, dove è situato il primo sprint intermedio di tappa.

Dopo aver costeggiato il lago di Redona e attraversato i comuni di Tramonti di Sotto e Tramonti di Sopra, i ciclisti affronteranno la seconda salita in programma: la Forcella di Monte Rest, dal versante opposto rispetto alla tappa di sei mesi fa.

È un’ascesa molto popolare tra gli appassionati di ciclismo locale, vuoi per la bellezza e la pace dell’itinerario, vuoi per il grado di difficoltà contenuto: le pendenze, fino al terzo chilometro decisamente abbordabili, nei restanti otto chilometri si fanno più impegnative, ma si mantengono regolari attorno al 7-8%, aumentando di poco nei tratti più difficili. Degno di nota il panorama che si può ammirare dall’ultimo tornante prima della sommità.

La discesa condurrà poi la corsa verso la Carnia, scavallando il Tagliamento a Socchieve e affrontando la breve contropendenza della Forcella di Priuso, attraversando Enemonzo e Villa Santina per arrivare ad Arta Terme, dove è posto il secondo e ultimo sprint intermedio.

Si piegherà poi verso Sutrio, all’inizio dell’ultima e più temibile difficoltà di giornata: sua maestà il kaiser Zoncolan. Non si tratta però del versante più famoso, ormai diventato presenza fissa e iconica del Giro d’Italia, ma del suo gemello “buono”, se così si può dire.

La salita al monte Zoncolan da Sutrio non è infernale come il versante che parte da Ovaro, ma ha ben poco da invidiare a molte salite storiche alpine: tredici chilometri e mezzo di lunghezza, pendenza media del 9% e massime che in alcuni punti superano il 25%.

L’ascesa si può dividere essenzialmente in due parti: la prima si snoda lungo la strada di accesso agli impianti sciistici di Ravascletto e in circa dieci chilometri, intervallati da dieci lunghi tornanti, presenta delle pendenze sempre tra l’otto e il dieci per cento. Vi è quindi un tratto in falsopiano, prima di entrare negli ultimi, durissimi, tre chilometri dove la pendenza media è del 13% e la strada s’impenna fino a toccare pendenze da capogiro, che non diminuiscono fino a pochi metri dal traguardo. Ad aumentare la fatica dei ciclisti ci saranno verosimilmente pioggia e maltempo.

Paradossalmente, fu grazie a questo versante “meno impegnativo” che il grande ciclismo scoprì lo Zoncolan: era infatti il 22 maggio 2003 quando il Giro arrivò in cima a questa salita, con vittoria dello scalatore trentino Gilberto Simoni (che si sarebbe aggiudicato quell’edizione della corsa rosa) e l’ultimo vero sussulto del pirata Marco Pantani. Da lì cominciò l’epopea ciclistica della salita più dura d’Europa.

Una tappa che sulla carta si annuncia entusiasmante, un esame da superare assolutamente per ogni pretendente alla vittoria finale del Giro d’Italia.

 

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