L’autismo è una patologia ormai ben conosciuta all’interno della nostra società, ma ancora circondato da “muri” e luoghi comuni, i quali alimentano tabù e timori.
È proprio questo ciò di cui ci vuole parlare Gianluca Nicoletti, in un dialogo con Stefano Moriggi.
Porta davanti a noi l’esperienza di suo figlio Tommy, un ragazzo autistico, lì presente all’intervento del padre, cominciando il discorso trattando la sessualità legata a questi ragazzi.
Se già il rapporto fisico rappresenta un tabù tra i normodotati, questo è visto agli occhi dei più, in confronto ai ragazzi autistici, come un “atto da depravati”, quindi a loro non è concesso fare alcuna attività legata alla loro sfera sessuale.
Viste come figure angeliche, gli autistici devono rimanere, più degli altri, “immacolati”, dice Moriggi.
In questo modo i ragazzi autistici non possono dare voce alla loro libertà sessuale, come se avessero un corpo mutilato. Se già sono persone che fanno fatica a comunicare, questo rappresenta un ulteriore ostacolo alle loro capacità cognitive.
Il discorso continua portando avanti alcuni esempi di come la nostra società sia permeata da molti pregiudizi e muri; non riusciamo ad accettare che il nostro corpo sia una “magnifica macchina”, e siamo ormai abituati all’idea di poter trasformare il nostro corpo a nostro piacimento: lo riprogettiamo, lo perfezioniamo secondo i nostri gusti. Non siamo così in grado di accettare noi stessi, né tantomeno qualcuno diverso dai noi.
Proprio per questo motivo, continua Nicoletti, non dobbiamo togliere a questi ragazzi la possibilità di esprimere sé stessi in ogni forma solo perché non abbiamo ancora le facoltà cognitive per comprenderli.
Ma le cose stanno cambiando. Sempre Nicoletti cita un bando di concorso fatto a Bologna, qualche mese fa, per diventare assistente sessuale, al quale sono arrivate tantissime iscrizioni.
Queste sono figure professionali, in grado di dare un aiuto concreto a questi ragazzi. Perché sono proprio la professionalità e la competenza a mancare in questo contesto.
Bisogna scacciare le chimere del fanta-autismo, create da persone che sfruttano le famiglie con queste difficoltà, come i santoni e i medici che credono nella medicina alternativa.
Bisogna imparare a distinguere ciò che è scientifico, cioè pubblico, acquisendo senso critico, sospettoso e oggettivo. E soprattutto non bisogna cedere ai momenti di difficoltà. Questo è l’unico vero modo per aiutare questi ragazzi.
Tutte queste informazione sono racchiuse nel libro “Alla fine qualcosa ci inventeremo” sempre di Gianluca Nicoletti.
Giacomo Netto, nato il 10 agosto 1996. Frequenta il primo anno di Scienze Internazionali e Diplomatiche a Gorizia. Ha una grande passione per la lettura, la musica, la montagna, la vela e in particolare la fotografia. La sua maggiore caratteristica è l’inquietudine: cerca di trovare sempre un perché alle cose, meravigliandosi tanto davanti a uno spettacolo forte della natura, quanto al dettaglio apparentemente insignificante.