Soltanto quindici anni dopo la morte di Aldo Manuzio, precisamente tra il 1530 e il 1538, gli stampatori ed editori Paganino e Alessandro Paganini hanno prodotto un’opera straordinaria: la prima edizione europea in caratteri arabi del Corano. Tale edizione, inspiegabilmente perduta, è stata ritrovata nell’estate del 1987 dalla Professoressa Angela Nuovo, esperta di cinquecentine, che per il suo lavoro di tesi sullo stampatore Alessandro Paganini, si era recata alla biblioteca dei Frati minori presso San Michele in Isola.
L’edizione ritrovata, catalogata come Alcoranus arabicus sine notis, è in folio e si compone di 232 carte, non ha note di carattere tipografico e le sue specifiche non forniscono indizi connessi al periodo di stampa.

Tuttavia, abbiamo una concessione di lettura emanata dal vicario del Sant’Uffizio a Cremona, che concede ai padri lateranensi di conservare il Corano, e una nota di possesso di Teseo Ambrogio degli Albonesi, un esperto di lingue orientali che disponeva di una collezione di libri molto fornita. Teseo Ambrogio degli Albonesi, nel 1539, ha pubblicato un breve dossier dello scambio epistolare avuto con l’umanista e linguista Guillaume Postel dove si era riferito all’edizione del Corano in questione. Inoltre, le testimonianze contemporanee già note affermano che esista una copia del Corano arabo, proprio a Venezia.

Si tratta, secondo Armando Petrucci, di conservazione inconsapevole: un libro, in questo caso di valore e in lingua araba, è stato conservato in modo casuale e latente. Infatti, quella del Corano arabo non è un’edizione rivolta al pubblico degli orientalisti dell’epoca, che preferivano edizioni poliglotte, proprio in virtù del metodo comparativo allora in auge, ma un’edizione predisposta per la vendita sul mercato arabo-turco. Infine, secondo la testimonianza di Jean Bodin, il Corano arabo è effettivamente giunto a Costantinopoli, ma il mercante che lo ha esportato, a causa dell’edizione piena di errori e mancanze, ha perso addirittura la propria mano destra, che gli è stata tagliata, oltre che tutti i libri che aveva portato con sé. Ciò nonostante, non sussistono testimonianze veneziane del fatto in questione, che doveva essere di natura estremamente privata.

Nel campo del libro, Venezia vanta l’ideazione di un meccanismo di controllo dell’informazione e della stampa tipografica, il privilegio librario, altamente innovativo, la presenza di imprese editoriali significative e una tradizione di tecniche sperimentali, come le stampe in caratteri greci, in caratteri arabi e, non da ultimo, serbi e croati.
Venezia è la protagonista indiscussa di un panorama culturale ricco ed eterogeneo caratterizzato dal cosmopolitismo e dall’apertura verso il cambiamento.

Letture consigliate:

A. Nuovo, Una lettera di Michele Tramezino a Giovanni Bartolomeo Gabiano (1522), in La Bibliofilia, CXV (2013), pp. 147-156.

A. Nuovo, La scoperta del Corano arabo, ventisei anni dopo: un riesame, in Nuovi Annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari, XXVII (2013), pp. 9-23.

 

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