Dedica Festival non è solamente una vetrina che ogni anno nel mese di marzo si tiene a Pordenone per celebrare un determinato protagonista del panorama letterario contemporaneo, ma, come è stato ampiamente dimostrato martedì 10 marzo all’ex Convento di San Francesco, è anche un vero e proprio momento di produzione culturale e attiva partecipazione del pubblico a essa. 

Gli organizzatori di Dedica Festival infatti non solo cercano di presentare gli autori cui decidono di dedicare la loro kermesse, ma cercano di esplorarne l’universo, di sviscerarne sotto ogni punto di vista il lavoro. In questo senso all’autore cileno protagonista del festival è stato chiesto da chi avrebbe voluto essere accompagnato musicalmente, ed ecco, a detta degli organizzatori, la sorpresa. Luis Sepúlveda sicuramente non è estraneo al panorama musicale italiano, avendo collaborato, per fare un solo nome, coi Modena City Ramblers, ma nessuno si aspettava che avrebbe conosciuto e voluto suonare con il Ginevra di Marco trioProposta al Trio la serata, non solo la formazione ha deciso di venire in città a suonare pezzi famosi del proprio repertorio, ma persino di rimettersi a tavolino e allestire brani ad hoc per l’occasione, trasponendo in musica alcune poesie di Carmen Yáñez, moglie di Sepúlveda e seconda protagonista del recital.

La lettura poetica è stata divisa in quattro blocchi, ognuno inframezzato da momenti musicali proposti appunto dal Trio. Le letture e i brani musicali si sono concentrati sui temi dell’esilio, della tradizione, del cambiamento e l’impegno politico e dell’amore. Passando per poesie come I miei morti, che riprende il tema della sopravvivenza della tradizione in ognuno di noi, e Le donne della mia generazione, attraverso le quali il pubblico ha avuto un assaggio di temi cari alla biografia di Sepúlveda, cioè appunto il rapporto tra la tradizione, sudamericana ma non solo, e l’impegno politico comunista, l’ultima sezione, dedicata all’amore tra i due coniugi ha permesso a tutti i presenti in sala di vivere per un momento la tenerezza di due persone che pur attraversando le durezze imposte dalla spaventosa dittatura di Pinochet, cioè il carcere, la tortura e l’esilio, hanno coltivato un amore che nella poesia Patto post-matrimoniale è presentato coi tratti quotidiani e ironici di ogni amore coniugale.

Con un doppio bis da parte del Trio, la serata si è chiusa, a grande richiesta di Sepúlveda stesso, con un brano di lotta a lui molto caro, cioè una versione del Canto dei Sanfedisti.

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