L’Epifania è una festa cristiana celebrata il 6 gennaio, dodici giorni dopo Natale, per festeggiare la manifestazione di Gesù all’umanità e principalmente la visita dei Magi nel Cristianesimo occidentale e il Battesimo di Cristo in quello orientale. Essa è una festività celebrata con molto entusiasmo e avente una grande tradizione nella regione del Friuli-Venezia Giulia, a cui si legano anche molti riti pagani.

L’Epifania friulana nasconde infatti molte usanze, leggende e curiosità, differenziandosi leggermente da località a località. Basti pensare ai falò (chiamati in molti modi: Pan-e-vinPignarûl, Foghere, Boreòn, Brusà l’EventFogarisseArbolatCalin-Calon…) consumati in tutta la regione, alla personificazione della festività nella figura della Befana (tradizione risalente all’impero romano), all’arrivo delle varvuole, streghe marine che arrivavano dalle lagune di Grado e Marano, alla benedizione dell’aglio e del sale, alla preparazione della tipica “pinza” e del “vin brulè“, alla messa dello Spadone a Cividale del Friuli, alle cerimonie dell’Epifania del Tallero a Gemona del Friuli, ai giovani che portavano buon auspicio nelle case con “la Bella Stella“, e a molte altre tradizioni legate a questa festività.

L’Epifania che desta maggior interesse e che ha una storia e una tradizione più affermata è, tuttavia, quella tarcentina.

La festa parte il pomeriggio del 4 o del 5 gennaio, quando i cosiddetti Pignarulârs, ovvero chi è impegnato nell’allestimento delle cataste di legno e che si preoccuperanno dell’accensione dei vari falò nei borghi e nei colli che circondano Tarcento, si ritroveranno insieme al Vecchio venerando (Vieli venerand in friulano) nel centro del paese, al fine di ricevere il fuoco per il celebre Pignarûl Grant. Questa usanza è volta a ricordare i tempi in cui, nella serata del 5 gennaio, i ragazzi attingevano al braciere benedetto posto sulla porta della chiesa per poi accompagnare il “Vecchio” della loro borgata a dar fuoco al proprio falò.
Dopo aver ricevuto il fuoco dal Vecchio venerando i Pignarulârs sono soliti illuminare le strade del centro collinare con una fiaccolata, a ricordare gli antichi cortei che partivano dalle chiese e si muovevano attraverso i borghi.
La fiaccolata si conclude con il “Palio dei Pignarulârs“, una competizione in cui i rappresentanti di ogni borgata di Tarcento (nel 2015 si sono sfidati Billerio, Lusevera, Borgo Erba, Sul Ronc, Stella, Sedilis, Collerumiz, Coia, Segnacco e Mulin Vecchio) si sfidano attraverso una suggestiva corsa con dei carri infuocati lungo il viale principale cittadino, Viale Marinelli.
Da un po’ di tempo il “Palio dei Pignarulârs” è accompagnato dalla discesa dei terrificanti Krampusse (di cui abbiamo parlato qui) per le vie paesane.

Il clou dell’Epifania tarcentina è però la famosa accensione del Pignarûl Grant nel pomeriggio del 6 gennaio.
Quella dei falò è un’antica tradizione celtica risalente probabilmente al V secolo a.C., col fine di evocare il ritorno del Sole sulla Terra, cioè il progressivo allungarsi delle giornate che ha inizio con il solstizio d’inverno. Fu spostata alla notte dell’Epifania integrando questa festività cristiana proprio per ricordare i Magi che fecero visita al bambin Gesù.
Il falò tarcentino, posto nella località di Coia, è attorniato da fuochi più piccoli e meno maestosi, ed è considerato il più grande e il più famoso del Friuli, tanto che la tradizione vuole che sia proprio questo pignarûl a dare il via all’accensione di tutti gli altri nelle terre vicine. Al corteo storico a cui partecipano discendenti di nobili famiglie friulane vestiti con costumi duecenteschi e a varie manifestazioni seguirà la fiaccolata e la salita al Ciscjelatil “castellaccio” di Coia che domina la Perla del Friuli – così viene chiamata Tarcento -, con il Vecchio venerando. Quest’ultimo è solito, durante la salita al castello, raccontare fatti storici e tradizioni legate alla festività dell’Epifania, colmi di saggezza tipica di chi anticamente aveva la funzione sacerdotale di capo borgo.
Arrivati ai ruderi del vecchio maniero verrà acceso l’immenso falò, dal cui fumo si è soliti trarre auspici per il nuovo anno. Il Vecchio venerando infatti è solito osservare la sua direzione e seguire la seguente profezia friulana:

Se ‘l fum al và a sorêli jevât cjape ‘l sac e vâ a marcjât, se ‘l fum al và a sorêli a mont cjape ‘l sac e vâ a pal mont.

Se il fumo volge a oriente prendi il sacco e vai al mercato, se il fumo piega al tramonto prendi il sacco e vai per le vie del mondo.

Come affermare che se il fumo va a oriente allora sarà un anno propizio, se va nella direzione opposta bisognerà rimboccarsi le maniche per cercar fortuna.

Alla tradizionale accensione del Pignarûl Grant seguono grandiosi spettacoli pirotecnici, che precedono numerose brindate nelle osterie, che avvengono, come di consueto, indipendentemente dall’esito della profezia.

2 Comments

  • ivana, 12/01/2016 @ 00:42

    amo profondamente la tradizione del falò, ovvero panevìn, o ponevìn, come si dice nella zona da cui provengo – comune di Brugnera, area dell’alto Livenza- .
    Ma qui la sentenza delle faville -“fulibe” – si interpreta così:
    Se le fulibe le va a matina, ciòl su ‘el sac e va a farina (carestia). Se le fulibe le va a sera, polenta a pien caldièra (abbondanza).
    In pratica l’esatto contrario del pignarul grant…Potenza dei proverbi!

  • Andrea Zucchiatti, 13/01/2016 @ 18:23

    Ogni luogo ha le sue tradizioni e le sue abitudini. Anche per questo la nostra regione è unica, spesso in grado di tenere insieme diverse sfaccettature di un’usanza analoga (come in questo caso quella dei falò).
    Grazie per la notifica Ivana, fa sempre piacere arricchirsi con qualcosa di nuovo e curioso.
    Buona giornata!

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