Filosofia, teologia, spiritualità. Qualcuno pensa siano cose elitarie e poco stimolanti; ma in fondo, dipende da come si comunica ciò che si vuol dire.

Vito Mancuso, professore presso l’università Vita e Salute-San Raffaele di Milano ed editorialista de la Repubblica, riesce invece a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, proprio perché usa un linguaggio chiaro e diretto, non esente da tecnicismi e nozionismi, ma che incuriosisce e stimola chi lo segue. Ed è proprio di linguaggio e di comunicazione, oltre che del significato dell’esistenza, che si è parlato durante l’incontro Parole, vivere. Corpo, psiche, spirito, incontro aperto da un intervento veloce di Stefano Bortolus, Presidente dell’associazione culturale Aladura, e proseguito con l’intervista di Franco Fusaro al professor Mancuso, che comincia raccontando come si è avvicinato alla filosofia, sua passione fin da giovane

Son nato in una famiglia semplice dove non c’erano libri, poi arrivò l’enciclopedia a volumi Conoscere, mi sbalordì, quando arrivava il numero nuovo quasi non mangiavo!

poi spiega come nascono i suoi libri:

Ciò che scrivo nasce dalla testa ma anche e soprattutto dalle viscere, dal cuore; la filosofia si spiega come un soffio vitale, come tutte le passioni degli esseri umani

Afferma infatti che ogni uomo nasce con un carattere, ed in questo ci stanno anche le attitudini, che ogni persona deve sviluppare. «È questa la missione di ogni essere umano,» continua «sviluppare al massimo la propria forza vitale. La mia missione è il bene, la giustizia, l’armonia, anche se non sono un ottimista perenne e comunque conosco bene cosa sia il lato cattivo dell’animo umano, The Dark Side of The Moon citando i Pink Floyd, lato cattivo su cui ho anche scritto in passato».

L’incontro è soprattutto occasione per presentare il suo ultimo libro, Questa Vita (Garzanti, 2015), e da alcuni passi di esso Fusaro prende spunto per parlare del legame tra teologia e filosofia in primis, e poi del ruolo della filosofia e sul futuro di questa disciplina. Nel primo caso, Mancuso non ha dubbi: la parola teologia compare per la prima volta in Platone; molti teologi (S. Agostino, Tommaso D’Acquino, come tanti altri) erano anche filosofi, e pure Hegel citava le idee di Platone e Aristotele per quanto riguarda la causa prima dell’universo, elemento imprescindibile della ricerca filosofica e metafisica. Per la seconda domanda, pure pochi dubbi: teologia e filosofia devono recuperare un metodo sistematico di ricerca, e poi farsi comprendere meglio, altrimenti verranno relegate a scienze secondarie e utili solo per la macchina accademica ed ecclesiastica.

Successivamente gli viene chiesto a chi si rivolge quando scrive. Mancuso liquida spiegando che non pensa tanto a chi scrivere, ma a scrivere in modo chiaro e trasparente. Da qui prende spunto per una riflessione sul linguaggio, che descrive come fondamentale anche in chiave di nutrimento spirituale dell’anima: ogni essere vivente è «un insieme di quanta, che comunica con altri quanta, ciascuno alla propria maniera». Il linguaggio nasce dalla pressione che la vita fa sull’animo, che poi di conseguenza alle pressioni descrive le res che ha intorno, il che spiega le divergenze sulla natura del mondo anche tra grandi filosofi come Spinoza e Schopenhauer. Ma la vita quindi cos’è? I greci, ricorda il filosofo, avevano tre termini per chiamare la vita: bios ‘la vita dal punto di vista fisico e biologico’, zoè ‘vita animale, nel senso di sociale’ e psychè ‘animo e mente umane’. Tre termini per tre aspetti diversi, che vanno tutti nutriti adeguatamente.

La psychè si nutre di emozioni, informazioni ed ideali; sta poi alla sapienza distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e quindi infetta l’anima. La religione può nutrire, il fanatismo distrugge.

«La vita è quindi una cosa complicata», e l’uomo deve prenderne atto, conclude quindi Mancuso. Una riflessione apparentemente semplice, che invece nasconde una grande riflessione, comunicata però nel modo giusto, e per questo giustamente fonte di applausi.

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