Se penso all’Atap, mi vengono in mente gli anni del liceo e le corse quotidiane dalla periferia al centro, l’autobus strapieno di studenti e il ripasso dell’ultimo minuto prima di una verifica, pratica che ho mantenuto anche dopo, quando i mezzi per raggiungere i luoghi di studio sono diventati treni e vaporetti.

Ma qual è la storia di questa azienda? Ne ha parlato Lara Zani, giornalista del Gazzettino raccontando, assieme a Pierantonio Stella, il suo libro di Atap, dal terremoto a oggi: un viaggio lungo 40 anni durante l’incontro “Parole in viaggio…” a bordo di un autobus gran turismo.

Questa storia inizia negli anni in cui Pordenone è diventata provincia da poco e, non senza fatica, cerca equilibrio e identità anche nel settore dei trasporti. E’ un periodo in cui la città e, più in generale, la Destra Tagliamento vivono una fase di risveglio industriale e i mezzi di trasporto efficienti sono necessari a studenti e lavoratori. Sono gli anni, infine, della crisi petrolifera, a cui qui si fa fronte in modi creativi e rocamboleschi.

Iniziative come lo sciopero della raccolta degli abbonamenti da parte dei dipendenti delle aziende di trasporto private e l’occupazione degli autobus da parte degli studenti sembrano quindi essere la goccia che fa traboccare il vaso: il 16 giugno 1976, a pochi giorni dal terremoto che ha scosso il Friuli, nasce ufficialmente l’Atap, il cui lavoro inizia ufficialmente il 1 settembre dello stesso anno.

Lara Zani ricorda che, inizialmente, a bordo erano presenti due figure: il conducente e il bigliettaio, che aveva anche il compito di obliterare i biglietti dei passeggeri. A partire dagli anni Ottanta, però, questa figura è stata sostituita con le obliteratrici automatiche e si è reso necessario costruire una rete di distribuzione di biglietti a terra, ad esempio nelle tabaccherie e in punti vendita specifici.

Mentre il discorso di Pierantonio Stella e Lara Zani si dipana, l’autobus a due piani percorre le città del servizio urbano: dalla Piazza Ospedale Vecchio di Pordenone, passando per Porcia, Roveredo, Cordenons e poi nuovamente Pordenone, puntuali, dopo un’ ora di strada e 40 anni di storia raccontata.