È il 1511, siamo a Tolmezzo, ed è una brutta notte per Zuane. L’uomo continua a girarsi e rigirarsi nel letto, senza prendere sonno. Forse ha lavorato troppo, pensa, troppo tempo passato in bottega nonostante i cinquant’anni che gli pesano sulla groppa. Per distrarsi, comincia a ripercorrere con il pensiero la sua vita, partendo da quella prima opera importante, commissionatagli in Cadore a fine Quattrocento…

Non ci sono molte testimonianze sulla vita di Gianfrancesco Del Zotto, eppure l’autrice carnica Raffaella Cargnelutti, critica e storica dell’arte, riesce a ricostruirne il suo operato con maestria in L’opera imperfetta. Vita e opere del pittore Gianfrancesco da Tolmezzo, uscito nel 2012 con Edizioni Biblioteca dell’Immagine. Seppur i pensieri e gli stati d’animo del pittore siano romanzati, il suo operato è storicamente accurato grazie ai dipinti che sono stati conservati in varie chiese del Friuli e del Veneto. Ecco che così ci vengono presentate, capitolo dopo capitolo, le opere più importanti, partendo da quella di San Nicolò di Comelico in Cadore (1482), fino a quella di San Martino a Socchieve (1511).
Il pittore carnico si era mosso in lungo e in largo, attraversando il Friuli numerose volte, per raggiungere commisioni anche vicino a Spilimbergo, a Barbeano e Provesano.
La tecnica preferita da Zuane, seppur la più impegnativa, è l’affresco: dalle sue mani nascono così sui muri delle chiese i volti, le vesti e le scene narrati nella Bibbia. I santi più venerati e richiesti, all’epoca, erano San Rocco, patrono di appestati e contagiati, San Martino, patrono di mendicanti e forestieri, San Sebastiano martire, invocato contro la peste, e Santa Apollonia, invocata dai fedeli che soffrono di malattie ai denti.

“Sulle pareti, a Zuane fu accordato di svolgere quelle scene ispirate alle stampe alemanne. Il maestro era impaziente di dar seguito al suo estro creativo. Erano mesi che le immagini gli frullavano in testa. Il racconto sarebbe stato realistico e doloroso. Perché la vita che allora si viveva era così. E la pittura, la sua pittura voleva raccontare, attraverso le Sacre scritture, le sofferenze quotidiane del popolo.”

Sono tempi difficili quelli che vive Gianfrancesco, animati da guerre, terremoti, invasioni turche ed epidemie. Tuttavia il pittore non si perde d’animo e si spinge fino a Venezia per trovare spunti e ammirare le opere nella città lagunare, centro di scambio e innovazione. Lo spirito diffidente e determinato da tipico cargnello fa sì che il pittore non si lasci imbambolare dal fascino della Serenissima. Le scene ambientate a Venezia, che vedono il mastro impegnato a cercare pigmenti e stampe, sono tra le più irriverenti di questo romanzo storico.

Gianfrancesco da Tolmezzo è stato uno tra gli artisti più importanti in Carnia e in Friuli, e Raffaella Cargnelutti in questo libro rende omaggio sia al pittore sia all’uomo.

“Non temete, messer Stefano. Conosciamo il mestiere e la fantasia non ci manca.”