Rendere visibile l’invisibile. Questo è quello che si propone la manifestazione mondiale One Billion Rising contro la violenza sulle donne. La manifestazione, ideata dalla scrittrice Eve Ensler nel 2013, è diventata una delle più grandi manifestazioni di massa della storia e anche quest’anno miliardi di persone si sono riunite per ballare a ritmo della canzone Break the Chain – spezzare la catena – nelle piazze di tutto il mondo. Anche a Trieste centinaia di persone di tutte le età hanno preso parte al corteo che da piazza Goldoni si è snodato per le vie del centro per poi arrivare in piazza Verdi dove si è svolto il flash mob in contemporanea con tutte le piazze d’Italia.

Un evento pubblico come questo vuole proprio dare risalto alla questione della violenza sulle donne e sulle bambine, un argomento del quale si parla sempre troppo poco o che non si conosce approfonditamente. La violenza è spesso invisibile e per questo è molto difficile da riconoscere, la violenza prettamente fisica, quella che lascia i lividi sulla pelle, è solo un aspetto della violenza sulle donne. Esistono infatti tipologie di violenza di cui molte donne sono vittime ma che loro stesse e la società non considerano come violenza vera e propria. Esempi di questo sono la violenza verbale, economica o psicologica. Dietro tutte queste violenze si cela lo spettro della differenza di genere, le idee maschiliste e l’impostazione patriarcale della società. Sono proprio questi stereotipi di genere che contribuiscono a creare un substrato sul quale la violenza innesta le proprie radici. Sono forme di violenza spesso invisibili i fischi per la strada, la paura di uscire da sole la sera, il gap salariale in ambito lavorativo, la convinzione che determinati impieghi non siano adatti alle donne.

Oggi nel 2016 esiste ancora la distinzione tra cose da maschio e cose da femmina, vengono ancora imposti dei ruoli di genere dalla società che bisogna mantenere al fine di essere socialmente accettati e non considerati come diversi e sbagliati. Per combattere la violenza sulle donne dobbiamo rende visibile l’invisibile ovvero quel substrato di stereotipi di genere, i quali vanno combattuti assieme, uomini e donne, perché questa non è una “questione da donne” ma una questione da cittadini.

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