La stagione di prosa del Teatro Verdi di Pordenone ha, durante il finesettimana appena trascorso, aggiunto un importante tassello al suo mosaico, con la proposta dello spettacolo prodotto dal Teatro stabile di Bolzano dal titolo Molière: la recita di Versailles, di Stefano Missini, Paolo Rossi e Giampiero Solari.

Lo spettacolo è una riscrittura de L’impromptu de Versailles di Molière: una pièce già di per sé metateatrale, in cui il commediografo francese interpretava sé stesso alle prese con l’arduo compito di dovere imbastire uno spettacolo per il Re Sole in pochissime ore. Di metateatro si tratta anche nella riscrittura, anzi, forse di doppio metateatro, con salto carpiato finale: Paolo Rossi, il capocomico, infatti, sul palco interpreta il ruolo di capocomico, come il suo predecessore, ma nel recitare tale ruolo a volte interpreta il personaggio di Molière, a volte sé stesso. I livelli di recitazione si confondono, così come il passato e il presente, la storia di Molière e quella di Rossi, l’attualità di allora e quella di oggi.

Tutto ciò vale anche per la compagnia guidata da Rossi/Molière: gli attori hanno i nomi dei personaggi dell’originale francese – cioè gli stessi dell’effettiva compagnia di Molière – ma spesso confondono i livelli, proponendo battute riguardanti la più scottante attualità e adoperando diverse parlate regionali d’Italia.

Non mancano salaci stoccate alla realtà dei nostri giorni: «oggi recitano tutti: i commercialisti, i dottori, i politici, gli atleti; i peggiori a recitare siamo noi attori, se continuiamo a farlo come abbiamo sempre fatto» è una delle prime battute di Rossi sul palco.

Non manca all’appello nemmeno la musica dal vivo: I virtuosi del Carso offrono durante lo spettacolo – e durante l’intervallo, come nel teatro antico – il loro bel contibuto, che contribuisce a rendere vivace e suggestivo una già di per sé divertentissima serata a teatro.

Una risata, insomma, ma anche un compiaciuto sorriso e un po’ di storia, in una pièce senza trama, che però ne contiene mille.

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