Allorché i Turchi invasero desolando il Friuli (1477), la città di Udine e il luogotenente Giovanni Emo fecero voto di fondare una chiesa dedicata a Maria Vergine. Predicando in Udine nel 1516 fra Filippo Albrizzi, teologo dell’Ordine dei Servi, eccitò di nuovo l’esecuzione di quel voto…” .

Così scriveva Vincenzo Joppi, riportando le parole del notaio Antonio Belloni.

In queste poche righe sono nascosti secoli di storia.

Giovanni Emo fu, tra il 1479 e il 1480, Luogotenente Generale della Patria del Friuli, con il compito di potenziare le strutture difensive isontine e udinesi. In quanto uomo politico ebbe l’opportunità di compiere viaggi in tutto il Vecchio Continente, e, di ritorno da Costantinopoli, portò con sé un’immagine di Madonna con Bambino: si tratta di una pittura su tavola dai trascorsi curiosi.

Disegno su Tavola proveniente da Costantinopoli

L’opera parrebbe infatti essere protagonista di numerosi miracoli, da cui il nome, Madonna delle Grazie: si narra che, quando ancora si trovava nella tenuta dell’Emo, avesse guarito la cuoca dello stesso, la quale, essendo a quel quadro molto devota, l’aveva invocata dopo essersi quasi mozzata la mano. Nella medesima occasione, in seguito alla decisione del luogotenente di donarla alla Città di Udine, poiché né un servo né Emo in persona riuscivano a salire lungo la scala sino al quadro, fu necessario l’intervento di un sacerdote vestito con i sacri paramenti, il quale riuscì finalmente nell’intento. Il quadro venne quindi portato in processione nella Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, attirando molti fedeli.

L’edificio sorgeva sulla sponda nord-est del lago dove oggi troviamo Piazza Primo Maggio. Dal 1347, per quasi un secolo e mezzo, è nelle mani di vari ordini monacali, tra polemiche e difficoltà economiche, sino al 12 aprile 1495, quando si posò la prima pietra della nuova chiesa di Madonna delle Grazie, che la sostituirà.

L’edificio odierno risale proprio a questo periodo: i lavori di costruzione, restauro e ampliamento affrontarono numerose difficoltà, prima la guerra nel 1508, poi il terremoto e la peste nel 1511, e subirono significativi rallentamenti per mancanza di fondi. Proprio a questi fa richiamo il sollecito dell’ Albrizzi nel 1516. A questo, inoltre, secolo risalgono i quadri attribuiti al Tintoretto, situati in prossimità degli altari.

La Basilica vide numerosi rimaneggiamenti, a fine Settecento e anche a metà del secolo successivo, a quando risale il soffitto affrescato.

Quella che possiamo ammirare oggi è composta anche da opere moderne, dalla navata artistica disegnata da Mirella Ria da Udine nel 1972, al mosaico della scuola di Spilimbergo su disegno di Arrigo Poz, in ricordo del terremoto del ’76. Al fianco di questo ritroviamo un’antica e preziosa armatura risalente al ‘400, protagonista di una leggenda: si narra che nel 1510 (o 1560 secondo altri) un giovane si fosse mascherato da diavolo, e schernita la Madonna e il vicino cimitero, fosse tornato a casa per levarsela. Non riuscendovi, tornò disperato nei pressi della Basilica chiedendo perdono; subito riuscì a liberarsi e decise di lasciare il fardello in dono, quale monito per i non credenti.

Al di là del valore artistico dell’edificio, che ha cambiato radicalmente il volto della piazza, si deve sottolineare il ruolo sociale dello stesso: il borgo Pracchiuso, un tempo luogo di prostituzione, ha avuto nuovamente accesso alla vita cittadina proprio grazie alla Basilica, che è divenuta meta di pellegrinaggi e felice luogo di convivio.

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