L’italiano: lingua romanza fondata sul fiorentino letterario trecentesco, idioma neolatino, derivante cioè dal sermo vulgaris, parlato in Italia nell’antichità romana, e mutatosi profondamente nel corso dei secoli.

La lingua italiana, d’altro canto, è figlia del greco e del latino, dai cui quasi ogni etimologia, radice, suffisso o prefisso, posto in testa o in coda ai vocaboli della nostra lingua, deriva da una radicata influenza della grecità sul suo sviluppo a posteriori; eppure greci e latini furono non solo capiscuola di espressività artistica e culturale, ma anche, e soprattutto, linguistica: prima i dialetti ionico-attico, distaccatosi dal ceppo comune indoeuropeo per innovazioni fonetiche, e dorico, estremamente conservativo, poi quelli eolico, parlato in Tessaglia, ed arcado-cipriota, relitto dell’antico dialetto miceneo; nell’impero romano il sermo vulgaris declinatosi poi in sermo provincialis, sermo militaris, sermo rusticus e sermo cotidianus.

La grande influenza che queste lingue antiche esercitarono sulla lingua italiana, l’immensa varietà di forme stilistiche che compenetrarono i sistemi linguistici greco e latino, ci danno una importante indicazione di quanto complessa e ricca essa sia.

L’incontro, capitanato da Giuseppe Antonelli, professore associato di letteratura italiana presso l’Università di Cassino, ha preso spunto da una riflessione: quali sono le mutazioni dell’italiano di oggi? A rispondere alacremente e con un pizzico di ironia è stato Mastrantonio Luca, docente di Comunicazione multimediale presso lo IULM di Milano, che ha letteralmente fatto a pezzi i pregiudizi che da tempo si tramandano rispetto alla nostra lingua: cosa ci rimane di essa? in che modo si configura? Non possiamo rispondere con precisione a queste domande, ma le nuove necessità della vita quotidiana, l’avvento delle tecnologie e dell’era del digitalismo hanno attivato un patrimonio linguistico in constante mutamento: a noi la scelta tra un purismo stilistico, da somministrare a piccole dosi, e la deriva del catastrofismo linguistico.

Lascia un commento