Il Friuli Venezia Giulia è certamente conosciuto per la sua grande tradizione nella produzione di pregiati vini bianchi fermi, come ad esempio la Ribolla Gialla, ma per gli intenditori o semplicemente per chi, talvolta, ama concedersi un momento enologico un po’ fuori dai classici schemi, esistono alcune perle nascoste nell’enologia friulana, rappresentate da eccellenti vini rossi.

Uno di questi è proprio lo Schioppettino, che conserva una tradizione secolare, ma che solo negli ultimi vent’anni è arrivato al grande pubblico. Si tratta di un vino proveniente da un vitigno autoctono situato nei Colli Orientali del Friuli; la produzione è strettamente controllata tramite l’apposito disciplinare di produzione che vede la zona regolamentata da una D.O.C, oltre che essere una delle sette sottozone presenti nel nostro territorio regionale. Questo vitigno occupa principalmente il comune di Prepotto, dalla vallata del fiume Judrio alla sottozona collinare di Cialla, con particolare riferimento alla frazione di Albana, un piccolo paradiso di vigneti a cavallo del fiume.

Il vitigno era originariamente conosciuto come “Pocaza”, che significa Ribolla Nera. Il nome conosciuto tuttora deriva probabilmente da una caratteristica morfologica della bacca, per cui in maturazione raggiunge una forma molto grande ed allargata e una volta che viene masticata “schioppetta”, da qui appunto il nome Schioppettino. Dei sentori della Ribolla Gialla naturalmente abbiamo ben poco, si tratta di un vino molto armonico che predilige carni rosse e selvaggina, data la sua spiccata nota speziata e le ricorrenti vene di frutta rossa che lo pervadono.

Questo vino è giunto sino a noi ancora con la tipicità del passato, sebbene coadiuvata dalle moderne tecniche viticolo-enologiche che lo rendono adatto alle richieste del consumatore moderno.

Possiamo dunque definire lo Schioppettino uno stupendo risultato della modernità nella vinificazione che abbraccia la tradizione e che sa portare, al consumatore, un prodotto innovativo, ma allo stesso tempo ricco di storia.

Lascia un commento