Philippe Halsman si era dimenticato come fotografare quando ha deciso di fare questo scatto?

Decisamente no.

Halsman ha una storia particolare alle sua spalle. Lo scatto qui mostrato è stato fatto nel 1948. La seconda guerra mondiale è finita, ma Philippe non si trova più a Riga, il suo paese natale, ma in America.

Vi era fuggito a causa della deportazioni degli ebrei che costrinse lui e molti altri alla fuga. Ma in questo caso l’abbandono della patria non si rivelò così negativo.

In primo luogo perché riuscì a fuggire grazie all’amicizia con Albert Einstein (a cui poi scatterà una foto che finirà nella prima pagina della rivista Life), persona con cui rimase in contatto per tutta la vita ed ebbe sicuramente influenze sula sua arte. Ma ancor più importante, nel 1941 conobbe Salvador Dalí.

Con lui iniziò una carriera artistica e una lunga amicizia che durarono più di trent’anni.

L’influenza del surrealismo prevale fortemente in questa foto intitolata “Dalí atomicus“, in cui lo stesso Dalí ne è il protagonista.

Questo è solo l’esempio più famoso che tutti conosciamo, ma gli scatti provocatori, surreali, quasi onirici di Halsman divennero presto famosi, diventano commissioni per il giornale Vogue, ma per il Presidente degli Stati Uniti stesso. E così seguirono ritratti a Alfred HitchcockPicasso Marilyn Monroe.

In questo scatto è messa a nudo una delle tecniche che usava per realizzare i suoi scatti. La rilevanza delle nuove tecniche Halsman sta nel fatto di aver scardinato le vecchie regole di composizione (fino ad abbandonarle), usando nuovi schemi di luce.

 

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