È il primo giorno di novembre del 1941 quando Ansel Adams preme il pulsante di scatto, la tendina si alza e la sua pellicola 8×10 cattura le ultime luci della giornata, tra le urla Get this! Get that, for God’s sake! We don’t have much time!”

Un inusuale tramonto in bianco e nero, dove i tipici colori caldi vengono totalmente ignorati, per fare spazio a un immenso cielo nero.

Una scelta che non deve sorprendere: Ansel Adams ha sempre privilegiato le prime luci dell’alba, quelle del tramonto oppure dei temporali, perché più cariche e quindi potessero dare più drammaticità al momento.

Una drammaticità che è evidenziata anche dal cimitero in primo piano: il sole tramonta, è la fine della giornata e le croci non possono che richiamare il concetto della morte, della fine della vita. Ma non si tratta di un’immagine “disperata”, quanto più evocativa.

La poetica che segue, come un leitmotiv tutte le immagini del fotografo americano, è quella della natura. Natura anche come perfezione, che va colta nel suo momento più elevato, cioè quando le luci si fanno più cariche e quindi i contrasti più forti, per evidenziare i soggetti e le ombre. E ancora la natura come compimento, cerchio e rinascita. Un cammino comune a molti altri artisti dopotutto. 

Questo è sicuramente uno degli scatti più noti e apprezzati di Ansel Adams, del quale dovette fare più di 1300 stampe durante la sua carriera. Recentemente una stampa di Moonrise, Hernandez, New Mexico (il titolo della fotografia) è stata acquistata da una società inglese per  $609,600

Lo storico H. W. Janson l’ha definita “un perfetto connubio di forza e pura fotografia“.

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