Lucio Caracciolo non ha certamente bisogno di presentazioni: tra i massimi esperti italiani di geopolitica, direttore delle riviste LiMes Heartland, docente all’università LUISS di Roma e collaboratore per il gruppo editoriale L’Espresso. Ed una capacità fuori dal comune di spiegare in maniera semplice e chiara anche le situazioni ed i concetti più complessi, tipici della sua materia di studio, che hanno reso piacevole e facile da seguire la lectio magistralis da lui tenuta nella serata inaugurale di Vicino/Lontano.

Un’ora e mezza in cui Caracciolo ha illustrato ad un pubblico molto nutrito la situazione globale, analizzandone le varie macro realtà secondo un filo conduttore comune: l’incertezza, ovverosia l’assenza di capisaldi fissi ed indiscutibili nel panorama politico e sociale mondiale. È l’incertezza infatti ad unire tutte le maggiori crisi che attanagliano il nostro pianeta, un relativismo che sembra non poter essere arginato.

Significativa è la divisione operata dallo studioso romano tra caoslandia, costituita da Africa, Medioriente, Asia meridionale, isole del Pacifico e una parte dell’America Centrale e latina, ed il cosiddetto “mondo ordinato”, ossia quei Paesi che nel pensiero collettivo vengono considerati come maggiormente sviluppati. Se la prima è caratterizzata dall’assenza di stabilità dovuta alla continua disgregazione degli stati e dall’assenza di istituzioni e leggi che possano definirsi autorevoli e longeve, anche l’apparente ordine dei Paesi più sviluppati sembra vacillare non solo di fronte alle pressioni esterne, ma anche e soprattutto ai suoi problemi interni.

Sa essere molto schietto Caracciolo anche sul periodo oggettivamente complicato che l’Unione Europea sta attraversando, non sembrando pronta ad affrontare le problematiche che la stanno logorando, di cui la minaccia del terrorismo e l’aumento dell’immigrazione sono soltanto la punta dell’iceberg. Se il “gioco dello scaricamigrante” è comunque la conferma dell’assenza di una vera politica migratoria comune, le vere prove da superare per l’Europa saranno l’imminente referendum sulla Brexit che, qualsiasi esito avrà, determinerà un quasi sicuro cambiamento negli equilibri continentali(ma non solo) e l’aspirazione ad un superamento delle divisioni in gruppi di stati in cui è divisa, oltre al suo ruolo fondamentale nel conflitto mai terminato tra l’Occidente e la Federazione Russa.

Un quadro decisamente poco rassicurante, dalla cui apparente desolazione si deve però cercare di trarre un messaggio positivo: se il mondo ci può sembrare una barca alla deriva, è dovere di tutti ed ognuno di noi cercare di liberarsi dal brutto vizio dello scaricabarile, evitando di rimanere passivi e prendendosi, se possibile, ancora più responsabilità.

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