La serata di venerdì ha preso subito colore. Per davvero. Infatti i film presentati in questa Giornata del Cinema Muto erano tutti a colori.

La serata è iniziata con la cerimonia di premiazione del premio Jean Mitry (primo presidente onorario delle Giornate, spentosi nel 1988), dedicato al restauro, valorizzando le istituzioni che si sono distinte per l’opera di recupero.

Si è passati poi al ricordo di Jonathan Dennis, che ci ha lasciati del 2002, fondatore del New Ziland Film Archive. A lui le Giornate dedicano una conferenza ogni anno, chiamando sul palco personalità da tutto il mondo che contribuiscono alla valorizzazione del cinema muto.

Finita la breve presentazione delle opere, John Sweeney ha iniziato a suonare le note di The Black Pirate e subito ci siamo immersi nel mondo dei veri bucanieri!

La pellicola del 1926, diretta da Albert Parker, grazie al colore riesce a ridare vita a quell’ormai perduto mondo.
La collaborazione di oltre due anni con la Technicolor e un attento studio dei colori rendono il film unico nel suo genere.

È un’attenta alchimia tra opere olandesi del XVII secolo e altre illustrazioni, come quelle di Howard Pyle e N.C. Wyeth, studiate dal regista, assieme ad avventura, comicità e amore.

Questi elementi giocano insieme per dare un senso quasi tragicomico alla vicenda, dove il protagonista, interpretato da Douglas Fairbanks, salta da una cima (cioè la “corda”, in linguaggio marinaresco) all’altra, conquistando donne e velieri, senza risparmiare nessuno.

Anche la morte gioca un ruolo cruciale nei 94 minuti del film, dove l’acrobatico protagonista cerca di dare alla giustizia gli assassini di suo padre, cioè i pirati che hanno assaltato, nella prima scena del film, il suo veliero.

Così la rocambolesca avventura stimola la nostra immaginazione, dandoci una divertente, ma non così irreale, visione dei temuti mari del sud. E particolare è l’uso del colore, che nella pellicola non è usato come espediente o una mera decorazione, bensì come un nuovo mezzo per raccontare.

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