Con la doppia proiezione delle 23:00 si è concluso il secondo giorno delle Giornate del Cinema Muto. La prima pellicola mostrata è The Strong Man’s Burden (1913), di Anthony O’Sullivan , degna di nota per la presenza dell’attore Lionel Barrymore. La critica coeva lo aveva addirittura recensito come un film sin troppo di bassa lega per il calibro dell’attore statunitense. Così come i due fratelli John ed Ethel, Lionel accettava ruoli di qualsiasi tipo, sentendosi particolarmente a suo agio con quelli secondari o di stampo minore, che non intaccavano però il suo grande talento. The Strong Man’s Burden è la storia di John (Barrymore), poliziotto con la madre in punto di morte, incaricato di portare al suo capezzale il ben più irrequieto fratello Bob (Carey) . Quest’ultimo è un uomo tormentato e avvezzo alla vita criminale, che tuttavia sarà continuamente spinto verso la rettitudine da John.

Viene presentata successivamente un’opera tutta italiana, ovvero I Gufi delle Caverne (1913) di Achille Consalvi . Qui la trama si rivela essere più articolata della prima, mostrando gli intrecci di due famiglie inconciliabili: Frank Burton è un giovanotto benestante, che progetta di sposare la bella Vera Wilmer. Il padre di lei tuttavia non acconsente il matrimonio; viste le condizioni di tremenda infelicità del figlio, lord Burton decide di vendicarsi, combinando un matrimonio tra Vera e Ralph, uno dei pochi superstiti della banda criminale dei Gufi, per gettare un’onta nel nome della famiglia Wilmer. Due film dunque agli opposti, sia per stile che per provenienza, quello della Biograph e quello della Aquila Films, sebbene presentino entrambi un finale in cui la redenzione assume un ruolo fondamentale.

Nonostante la tarda fascia oraria, l’affluenza di pubblico non ha comunque deluso le aspettative. Infatti gli spettatori, alcuni dei quali reduci dalla precedente proiezione, Ben-Hur: a Tale of the Christ, della durata di ben 141 minuti, non si sono lasciati scoraggiare dalla spossatezza e hanno mostrato una grande partecipazione, confermando il profondo interesse verso l’ormai celeberrimo festival pordenonese.

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