Nata a seguito dello sviluppo economico di Pordenone, l’insediamento di Villanova verrà da sempre considerato parte integrante dell’antica città portuale e ne condividerà il destino, perpetuamente soggetto a dominatori stranieri. Il borgo appare stretto, allungato, bagnato dal fiume Meduna e confinante con i distretti di  Valle e Noncello già in una mappa del XV secolo, per poi riapparire in una piccola carta geografica stilizzata di Pordenone del 1509, ora conservato alla Biblioteca Nazionale di Vienna.

I primi documenti che riguardano l’esistenza del piccolo borgo risalgono al lontano 1254. Si tratta di una serie di atti di un contratto stilato nel palazzo patriarcale di Udine che attesta la cessione in feudo di Villanova da parte del conte Mainardo di Gorizia ad Aiuzzo di Aragona.

In realtà le prime tracce risalgono al secolo precedente e rientrano in quei progetti di creazione di nuovi insediamenti al di fuori dei territori cittadini su iniziativa dei signori del luogo o dei comuni. L’incremento demografico durante i secoli XII e XIII, che interessò, del resto, la maggior parte degli stati europei, portò le città alla ricerca di nuove terre da coltivare per soddisfare le esigenze alimentari della popolazione. È per questo che si resero necessarie opere di disboscamento e dissodamento di terreni incolti.

Assieme alle attività agricole vennero costruite le case dei contadini che a poco a poco crearono nuovi borghi: ecco che allora si andarono a formare le “villefranche” (termine legato alle franchigie in quanto i contadini potevano godere dell’esenzione delle imposte per un primo periodo di tempo) e le “villenove”. Gli insediamenti di nuova fondazione permettevano, nel lungo periodo, maggiori entrate per i comuni che potevano altresì estendere il loro controllo amministrativo su un territorio sempre più grande. A Pordenone il bosco di San Marco, che si estendeva fino alle sponde del Meduna e di cui possiamo notare una piccola raffigurazione nella mappa conservata a Vienna, fu ridotto per lasciare spazio a campi e pascoli: è in questo modo che nacque Villanova di Pordenone.

I documenti attestano che sin dal 1514 Villanova fu amministrata da un potestas, Odorico Matiussi e dal 1520 da Jacomo del Sut, com’è riportato in un’iscrizione presente sull’altare della chiesetta di origini medievali. Questo piccolo borgo ottenne la parrocchia nel 1542 dopo essersi slegato da quella centrale di San Marco.

Così come Pordenone, anche i borghi confinanti furono soggetti prima al governo delle casate tedesche (fino al 1508) e, dopo un periodo di assoggettamento al feudo dei Liviano, dal 1537 passarono sotto il controllo della Repubblica della Serenissima. Per tutto il tempo, questi territori vissero come corpus separatum all’interno della Patria del Friuli.

Le “ville”, fino al 1797, anno di caduta della Repubblica di Venezia, dovevano rendere conto direttamente al potere centrale cittadino (impersonificato dalla figura del provveditore-capitano veneto) attraverso il pagamento di tributi. Villanova, in particolare, aveva il compito di trasportare sessantacinque carri di legna da fuoco dal bosco demaniale di San Marco al Castello di Pordenone.

Nel 1807, dopo che il territorio pordenonese venne diviso nei cantoni di Pordenone, Portogruaro e San Vito, Villanova venne dichiarata comune a sé stante. Ma questo periodo di autonomia politica durò poco dal momento che già pochi anni dopo divenne una frazione del comune di Vallenoncello e dal 1930 di Pordenone.

Della sua storia Villanova conserva importanti elementi. Non si può non citare una delle prime abitazioni in muratura che, per evitare incendi e la distruzione del borgo, sostituirono le case in legno: casa Morassut. L’edificio è tuttora visibile e reca incisa su un mattone la data della sua costruzione: “1521”.

Ancora più antica è la chiesa parrocchiale dedicata al santo Ulderico. Un documento del 1292 attesta infatti che il capitano di Pordenone donò un terreno adiacente alla chiesa da destinare a cimitero del borgo. Difficile non rimanere affascinati dagli affreschi presenti nelle volte del coro di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, che vi lavorò nei primi anni del XVI secolo. L’artista rimase talmente affascinato da questo borgo che vi acquistò dei possedimenti vicino al bosco di San Marco, nelle località denominate “in Centa” e “pra del Cies” assieme al maso di terra con bosco “della Barba” sempre nel piccolo borgo di Villanova.

Secondo alcune voci popolari in via Frazione Villanova è situato un complesso di case che ha dato i natali al beato Odorico da Pordenone. Il frate missionario è conosciuto per il suo lungo viaggio nell’estremo Oriente:partendo da Venezia nel 1318 arrivò sino in Mongolia attraversando India e Cina per mettere in atto la sua opera di evangelizzazione. Dei suoi quattordici anni in Oriente scrisse una Relatio di cui colpisce la particolare attenzione e la minuziosità nella descrizioni dei paesaggi e delle tradizioni orientali. Fu uno dei primi viaggiatori occidentali attento ai costumi cinesi e i suoi scritti sono ancora preziosissimi testimoni di un mondo in quei tempi ancora totalmente sconosciuto.

 

Per approfondire si consiglia la lettura di Villanova di Pordenone. La sua storia e la sua gente, a cura di Giuseppe Griffoni, 2011.

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