Era il 1971 e Pasolini si trovava nella capitale Yemenita per girare il cortometraggio “Le Mura di Sana’a”, che fu poi riutilizzato per lanciare un appello all’Unesco al fine di aiutare lo Yemen a salvarsi dalla sua distruzione.
Come da tradizione pasoliniana, non venne accolto immediatamente la sua smisurata preghiera; infatti, soltanto nel 1986 la meravigliosa capitale yemenita fu dichiarata Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco.

La ricostruzione di coscienza, partita dal Poeta, era davvero potente.
Una coscienza che stavamo perdendo e che, sciaguratamente, stiamo di nuovo perdendo.
Coscienza come identità di cittadinanza del mondo, perché di fronte all’Arte, di fronte quindi a ciò che è veramente immortale, non sapevamo né sappiamo tutelare e tutelarci.
Non sappiamo più aprire gli occhi, l’abbiamo dimenticato.
Spesso mi accade girando per le strade di Pordenone; sono così impegnato nello scorrere la timeline del telefono che dimentico di alzare lo sguardo e ammirare la magnificenza degli affreschi del Corso.
“È gente per cui le arti stan nei musei” diceva Paolo Conte.
Ed è maledettamente così.
Non possiamo diventare persone che relegano l’arte soltanto all’interno delle mura museali. Certamente è utile ed è fondamentale per la formazione personale, ma dobbiamo guardarci attorno, dobbiamo riscoprire ciò che illumina silenziosamente le nostre vite.
Dobbiamo dare risalto alla bellezza che ci circonda, questo è l’appello che mi sento di fare mio oggi, nel 2015.

Riscopriamo Pasolini, riscopriamo la bellezza e -soprattutto- facciamola riscoprire a chi circonda le nostre vite.

Meno selfie e più teste alte verso il Mondo.

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