Fa un certo effetto camminare per i corridoi della scuola di notte. Sembra una di quelle storie che racconti quando ormai hai passato l’adolescenza da parecchio tempo: una di quelle bravate che si fanno da ragazzi.

Ma nella notte di venerdì 16 non c’è stata alcuna trasgressione.

Anzi, una c’è stata: demistificare il “famoso” simposio classico, che fino ad ora apparteneva semplicemente all’immaginario comune degli studenti facenti parte del liceo classico, e aprirlo a tutti. Grandi, piccoli, studenti di qualsiasi scuola e tutti i curiosi.

Il messaggio era chiaro: aprire le porte dell’istituto e far ridimensionare l’idea negativa che ci si è fatti in questi anni degli istituto classici.
Infatti, tra tutte le scuole, questa probabilmente è stata la sezione meno toccata dalla riforma scolastica del 2008, e oggi appare arretrata e chiusa, rispetto ad altre sezioni, anche dei licei di Pordenone.

Idea confermata dal forte calo che hanno subito le iscrizioni negli ultimi due anni, anche nel nostro liceo.

Ad ogni modo, questa serata, che è stata diffusa a tutti i licei italiani per quella sera, che fosse un modo per riscattarsi o semplicemente la voglia di coinvolgere gli studenti tutti, assieme ai loro parenti, sembra aver funzionato.
I corridoi della scuola erano più vivi che mai, mentre le persone si distribuivano tra le varie aule, dove erano collocate le attività.

Per esempio, una delle più affascinati è stata quella “luci al buio”, cioè una stanza dove era stata collocata un lampada ai raggi UV-A assieme a degli oggetti contenenti fluoresceina, una sostanza che risponde a certe frequenze della luce emettendo luce a sua volta.

Un’esperimento molto scientifico, che sembra contraddire il nome della serata, ma che invece ha attratto molti curiosi e che sembra un’ulteriore apertura verso gli altri indirizzi.

E così ancora: uno spettacolo assieme a Carla Manzon, un altro con l’ex preside Sergio Chiarotto e poi musica. Tanta musica. Suonata e organizzata da studenti del liceo, che seguendo il tema della notte hanno accolto, tra violini, pianoforte e batteria, gli ospiti.

Una serata che non si dimenticherà facilmente, che ha visto il Leopardi Majorana come probabilmente mai è stato, non a quelle ore per lo meno. Una serata che si spera possa aiutare a sgretolare i pregiudizi che ruotano attorno a un indirizzo che, per quanto sembri indirizzato verso il passato, sa muoversi nel presente, e a volte sorprendere.

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