A concludere la nona edizione de Le Voci dell’Inchiesta, domenica 17 aprile, è stata una serata dedicata a uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi: James Cleveland Owens. Il giovane afroamericano è l’incredibile corridore che, dopo aver infranto quattro record mondiali in 45 minuti, conquistò quattro medaglie d’oro alle olimpiadi del 1936 a Berlino, mostrando al Führer che sulla pista – come nella vita – non esistono razze né colori di pelle.

James Owens nasce nel 1913 in un paesino agricolo dell’Alabama; figlio di due raccoglitori di cotone, frequenta le scuole elementari a Cleveland dove i genitori si trasferiscono per sfuggire alla condizione di quasi-schiavi nella quale vivevano in Alabama. Qui Jesse, come lo ribattezza un’insegnante che il bambino non ha cuore di correggere, viene subito notato dall’allenatore della squadra di atletica; a 15 anni è già diventato il miglior corridore d’America ed a 17 riceve ben 35 offerte di borse di studio per College in tutti gli Stati Uniti (dagli stati del sud non avrà proposte, a causa del razzismo ancora dominante). Il giovane viene ammesso all’Università statale dell’Ohio dove incontra il coach che gli rimarrà accanto per il resto della sua carriera, sostenendolo ed incoraggiandolo a perseverare in ogni risultato che raggiungerà fino alle Olimpiadi.

Il 25 maggio 1935, recatosi a rappresentare la sua Università ad un meeting di atletica ad Ann Arbor, Jesse infrange ben quattro record mondiali – salto in lungo, 220 iarde piane, 220 iarde a ostacoli e 100 iarde – durante l’incredibile tempo di 45 minuti. Da questo momento sarà un crescendo per il giovane Jesse che, dopo l’infortunio dell’unico corridore che avrebbe potuto sconfiggerlo (l’afroamericano Eulace Peacock), riuscirà a qualificarsi senza problemi per le Olimpiadi di Berlino 1936, dove vincerà le medaglie d’oro per il salto in lungo, i 100 e 200 metri e la staffetta.

A Pordenone, la meravigliosa storia di Jesse è stata raccontata dalla voce di Federico Buffa, protagonista di rilievo dello sport e del giornalismo italiano e grande narratore. Lo spettacolo di Buffa, che ha preceduto la proiezione del recentissimo film su Jesse “Race – Il colore della vittoria”, ha riportato in maniera accattivante e divertente anche i numerosi episodi in cui la vita di Jesse si è intersecata con altre vicende interessanti dal punto di vista storico. Un esempio? Owens portò per tutta la durata dei Giochi una felpa della delegazione spagnola, che gli era stata regalata dagli atleti costretti a rientrare in Patria a causa della Guerra Civile che stava dilaniando il paese; inoltre, le performance di Jesse alle Olimpiadi vennero filmate dalla famosa Leni Riefenstahl, regista del nazismo, che realizzò uno dei documentari sportivi di più valore nella storia.

Infine, una curiosità: il ciabattino da cui l’allenatore di Jesse si recò durante i Giochi, poiché le nuove scarpe ordinate dall’Inghilterra non arrivavano, qualche anno dopo sarà uno dei due fratelli fondatori della Adidas.

Non possiamo tuttavia ignorare la nota negativa: nonostante le innegabili e tutt’altro che trascurabili vittorie riportate, una volta tornato in Patria, Jesse e la moglie Ruth non vennero accolti in quasi nessun hotel e l’unico che li accettò, permise loro di entrare solamente dall’ingresso di servizio; ma la cosa più sconvolgente fu che il presidente Roosevelt fece sapere a Owens che, purtroppo, era troppo impegnato con la propria campagna politica per dare al campione un degno saluto. Segni innegabili di un paese ancora macchiato dal razzismo e dalla discriminazione.

Ma ancora più spettacolari dei traguardi sportivi raggiunti da Owens sono i traguardi sul piano umano, che rappresentarono in quegli anni un esempio estremamente valido; come la sua amicizia con Luz Long, l’atleta tedesco con il quale Jesse dovette competere per l’oro nel salto in lungo e che morì in guerra dopo essere stato costretto dal regime ad arruolarsi, poiché aveva esultato con Jesse in seguito alla sua vittoria.

Il suo comportamento rispettoso verso tutti e l’amicizia che fu in grado di stringere con la maggior parte degli atleti presenti a Berlino, gli valsero nel 1980 la medaglia come eroe olimpico ed eroe americano; un ineguagliabile sportivo, ma soprattutto un grande uomo.

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