Il territorio di Pordenone è stato abitato fin da epoche remote, come testimoniano i ritrovamenti di utensili in selce scoperti nella zona della bassa Comina e nella località di San Martino di Campagna. Sebbene non siano emerse prove certe di insediamenti umani risalenti alla preistoria, le tracce lasciate nel terreno suggeriscono che questa parte del Friuli fosse popolata già prima che l’uomo entrasse nella storia documentata.

Con l’arrivo dei Celti, tra il IV e il II secolo a.C., il territorio divenne un crocevia di culture. I reperti archeologici indicano una convivenza tra Celti e Veneti lungo il corso del fiume Livenza, che probabilmente fungeva da confine naturale tra le due popolazioni: a est del fiume sono state trovate infatti monete celtiche, mentre a ovest, area storicamente attribuita ai Veneti, non sono emersi simili reperti.

La presenza celtica è ulteriormente confermata dal rinvenimento di tumuli funerari tra il Tagliamento e il Livenza, strutture tipiche delle sepolture di questo popolo. Tuttavia, molte di queste testimonianze sono andate perdute a causa dell’espansione edilizia e agricola, rendendo difficile un’analisi approfondita. Alcuni tumuli sul territorio pordenonese sono stati invece attribuiti ai Veneti, suggerendo una lunga e complessa stratificazione culturale.

Nel corso dei secoli, numerosi reperti sono stati scoperti e successivamente perduti. Una preziosa testimonianza del notaio pordenonese Osvaldo Ravenna, contenuta nella sua Cronaca Patria, racconta di una significativa scoperta avvenuta nel 1686 nella zona della Vallona, durante i lavori di spianamento dei cosiddetti “Monticelli”. Furono rinvenute ossa di grandi dimensioni, antiche medaglie e punte di dardi arrugginiti. Sebbene questi reperti siano andati dispersi, il nome del luogo ha conservato la memoria della sua antica storia attraverso il toponimo “Castellieri“, chiaro riferimento a strutture difensive preromane.

Un altro ritrovamento significativo avvenne nei primi anni del XX secolo in via Vial del Turco a Pordenone, dove durante l’eliminazione di un tumulo emersero oggetti in bronzo, purtroppo mai analizzati in dettaglio. Anche le moderne trasformazioni urbanistiche hanno cancellato numerose tracce di insediamenti romani presenti nell’area tra via Vial Rotto e l’incrocio tra via Montereale e Viale Venezia.

Uno degli aspetti più affascinanti del territorio dell’area oggi di Cordenons riguarda il toponimo “Trevisit“, legato alla presenza celtica. Il termine sembra derivare da “trevs”, una tipica struttura abitativa celtica composta da una o più capanne racchiuse da una palizzata protettiva. L’area di Trevisit, situata nei pressi della chiesa di San Giovanni, potrebbe essere stata il sito di un antico insediamento celtico, successivamente trasformato in pagus romano e, infine, in luogo di culto cristiano.

Durante i lavori di restauro della chiesa di San Giovanni, fu scoperta una grande pietra sagomata di funzione ignota, che alcuni studiosi ritengono possa appartenere a un’epoca precedente alla diffusione del cristianesimo. Ipotesi suggestive suggeriscono che possa trattarsi di un antico elemento rituale pagano, sepolto deliberatamente per eliminare le tracce di un culto preesistente.

La presenza di un trevs a Cordenons si inserisce in un quadro più ampio di insediamenti simili diffusi nel Friuli, come dimostrano toponimi analoghi (Treviars, Travesio, Treppo, Oltreviso). A Marsure di Aviano, il nome Cialtrevis richiama la combinazione tra una strada (“cial”) e un trevs, suggerendo l’esistenza di un percorso che collegava diversi insediamenti celtici.

Sebbene la ricerca archeologica su questi antichi abitati sia ancora limitata, le testimonianze raccolte finora confermano che il territorio del Friuli occidentale fosse abitato da popolazioni preromane che lasciarono un’impronta duratura nella cultura e nella toponomastica locale. Solo futuri scavi e studi approfonditi potranno svelare nuovi dettagli su questo affascinante capitolo della storia friulana.