Chi non ha mai visto o sentito parlare del film ‘The Blues Brothers’? O di ‘Un Lupo Mannaro Americano a Londra’? O ancora di ‘Animal House’? Almeno uno di questi dovrebbe essere noto a chi apprezza il buon cinema di Hollywood, in fin dei conti sono opere cinematografiche che hanno un loro posto nella storia del cinema. In occasione delle Giornate del Cinema Muto, Pordenone ha avuto modo di ospitare, quasi inconsapevolmente, il regista di questi capolavori: John Landis. Quasi inconsapevolmente, perché Landis si trovava qui in veste di spettatore, invitato da un suo caro amico, nonché direttore artistico delle Giornate, David Robinson.

Presso l’Hotel Moderno il regista, visibilmente emozionato, ha tenuto una piccola conferenza stampa rispondendo ad alcune domande. In relazione alla tipologia del festival, Landis si è detto veramente eccitato e contento di poter rivedere alcuni dei capolavori che in passato lo avevano appassionato e sempre più avvicinato alla carriera cinematografica, in particolare ‘The Battle of the Century‘, secondo film della più famosa coppia del cinema comico di tutti i tempi, Stan Laurel e Oliver Hardy, alias Stanlio e Ollio. All’epoca degli studi, pure lo stesso Landis aveva girato alcuni film muti.

Alla domanda se si sarebbe mai aspettato un così gran successo dei suoi film, Landis ha risposto negativamente: egli non riusciva, e non riesce ancora oggi, a capire il meccanismo che sta dietro alla critica, affermando che all’epoca di uscita del suo quinto film le recensioni non erano positive, pur avendolo girato alla stessa maniera dei precedenti. Al giorno d’oggi quello stesso film è invece osannato come uno dei suoi più belli.

Discorrendo in generale Landis ha parlato del cinema in sé e di cosa esso sia oggi. Partendo dal presupposto che il mondo sia in perenne cambiamento, egli ha accennato al fatto che oggigiorno la tecnologia rende semplice girare un film: chiunque può farlo tramite smartphone o videocamere digitali amatoriali, ma il vero successo e il vero risultato si ottengono solo quando la pellicola arriva nelle sale. Ed è proprio quello l’unico momento in cui si gode appieno del cinema, in cui si respira la sua essenza, non certamente davanti allo schermo di un tablet.

Non sono mancati i riferimenti ad attori e registi con cui egli ha avuto il piacere di collaborare. Su il rapporto con John Belushi, Landis ha parlato di quanto fosse stata bella l’esperienza di lavoro con lui: era una persona favolosa e di grande talento e non era vero che era difficile da gestire, come molto spesso le malelingue dicono. Unica cosa di difficile gestione era la visione di Belushi distrutto dalla dipendenza di droga e alcol, durante le riprese del film ‘The Blues Brothers’: era come vedere una persona affogare senza poter far niente per salvarla.

Con Alfred Hitchcock aveva intrecciato un rapporto confidenziale e spesso lo andava a trovare nel suo bungalow agli Universal Studios. Un piccolo aneddoto: una volta un regista girò un film seguendo il modello hitchcockiano, dedicandolo allo stesso Hitchcock. Al Maestro non piacque molto, al che intervenne lo stesso Landis nel tentativo di mediare, dicendo che in fondo non fosse così brutto:

Landis: “It’s obviously an ‘hommage (omaggio)’ to your career!”

Hitchcock: “You mean ‘fromage (formaggio)’!”

Circa il cinema italiano negli Stati Uniti, Landis ha affermato che attualmente non vi sia una grande distribuzione dei film del Bel Paese negli States: all’epoca del cinema muto in America venivano proiettati solo film girati in ogni parte d’Europa, dalla Francia, alla Germania, alla Russia, ma con l’avvento del sonoro l’industria cinematografica americana aveva preso una strada tutta sua, decollando da sé. Ciononostante i grandi capolavori del cinema italiano vennero comunque riconosciuti e apprezzati, come pure molti registi, tra cui Sergio Leone e Federico Fellini: con quest’ultimo Landis intrattenne un rapporto di profonda amicizia.

Nel chiudere la conferenza stampa, il regista ha voluto ricordare un episodio della sua vita: ancora 19enne lavorava come stuntman in un set cinematografico italiano in Spagna. Era la gloriosa epoca dei film spaghetti western ed erano presenti molti giovani artisti italiani.  Tra tutti conobbe due ragazzi romani, novelli critici cinematografici, che frequentò per molto tempo, uscendo con loro la sera e condividendo la passione per i western. All’epoca si stavano facendo le ossa ma successivamente il loro nomi sarebbero diventati simboli del cinema italiano: Dario Argento e Bernardo Bertolucci.

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