Dopo la conquista di Costantinopoli, avvenuta il 29 maggio 1453, i turchi, popolazione di origine altaica di tradizione bellicosa e nomade e da poco convertitosi all’Islam, decisero di non fermarsi e di proseguire con la loro campagna di aggressione e di violenza prima nell’Egeo, poi nei Balcani fino ad arrivare nell’entroterra friulano.
Quando a Maometto II successe il figlio Bayezid II, il Senato della Repubblica provò a far mantenere il trattato di pace firmato dal padre, ma invano. Così fu costretta a mandare Nicolò Pesaro nel Golfo di Corfù a chiudere l’accesso del mare interno a qualunque imbarcazione non veneziana. Ciò non servì: le incursioni piratesche turche nelle acque orientali proseguirono e a Venezia, nel novembre 1498, si venne a sapere che a Costantinopoli, ormai ribattezzata Istanbul, erano già pronte a salpare oltre 200 navi.
Così fu di nuovo guerra par tera e par mar: le due armate si scontrarono prima a Lepanto (stessa città, ma settantadue anni prima di quella a cui partecipò, tra gli altri, Cervantes) dove vinsero i turchi i quali, iniziarono a spassarsela in tutto il territorio veneziano: dalla Dalmazia all’Udinese, senza risparmiare i villaggi più piccoli, senza che una donna non fosse violentata, senza che una casa non venisse bruciata.
Venezia, si trovò così isolata: senza alcun aiuto e con migliaia e migliaia di giannizzeri che devastavano, depredavano e sfogavano la loro rabbia, la loro forza bruta e la loro violenza con la popolazione. Nessuno sembrava disposto ad aiutare La Serenissima che ormai era qualcosa di lontanissimo da quell’aggettivo o da quello stato d’animo.
Il re ungherese Alessandro VI, peró, convinse il re spagnolo e quello francese a Buda (l’attuale Budapest) di promuovere una Lega per provare ad arginare il pericolo turco, il quale, dopo aver devastato la Repubblica, sarebbe poi corso a nord, dove era presente il regno da lui governato. E così, ungheresi, spagnoli e veneziani riuscirono a respingere il pericolo turco fino ai Dardanelli, mentre le truppe francesi assediavano Mitilene.
Infine, nel 1503, i veneziani stipularono un nuovo trattato con il re turco che garantiva loro i diritti commerciali, a patto di ingenti perdite territoriali.
La Repubblica aveva trovato così il tempo per respirare e organizzarsi meglio per eventuali nuove incursioni turche, anche se va detto che il tempo di chiamarsi Serenissima era tutt’altro che attuale.
Immagine da: Archivio Storico Eoliano
Classe 1993, quinto di cinque fratelli, con una propensione verso i crostacei e i classici; vivo tra Casarsa, Venezia e Milano e vorrei diventare uno sceneggiatore. Indeciso e scettico su ogni cosa, scrivo per guardarmi attorno e descrivere dove mi trovo, al di là del mio effettivo stato in luogo.