Due sono i modi in cui possiamo trarre piacere dalla lettura di un romanzo. Il primo è quando il nostro protagonista, l’eroe, deve superare ostacoli e sconfiggere nemici per ottenere quello che cerca, quando sembra che tutte le forze del male si siano scatenate contro di lui, e solo grazie al suo coraggio, alla tenacia, e forse all’aiuto di qualche compagno di viaggio, sarà possibile per lui arrivare alla meta.  In quei casi stiamo lì in trepidazione per lui, la paura che prova davanti al pericolo è anche nostra, la tensione della battaglia la proviamo anche noi, e con lui tiriamo un sospiro di sollievo quando tutto è finito, e proviamo il piacere di guardarci indietro a vedere la lunga strada che abbiamo percorso.

 

E poi c’è l’altro mondo: un mondo fatato dove sembra che il male non esista, dove proiettare tutti nostri desideri e immaginare per un attimo che è possibile trovare la pace e la serenità, che le tensioni della nostra vita sono passeggere, che ci sono luoghi, almeno nell’immaginazione degli scrittori, dove tutto è migliore. Un sogno di finzione dove andarsi a rifugiare quando ci sentiamo assaliti da ogni tipo di paura, tensione, nemico.

 

Il piacere della lettura de Il risveglio della signorina Prim è più simile a questo secondo tipo di piacere letterario che al primo. In fondo è questa la grande scoperta che la signorina Prim fa quando arriva nel piccolo villaggio di sant’Ireneo di Arnois. Apparentemente si tratta di un paese come tanti altri, ma si accorge subito che deve esserci qualcosa di speciale. Altrimenti come sarebbe possibile che nella grande casa in mezzo al verde, quella grande casa dotata di una biblioteca, ci siano dei bambini che conoscono già il latino e fanno discorsi da grandi con la massima nonchalance?  E chi è quel signore educato e distinto che fa loro da precettore e cerca di essere burbero senza riuscirci? E cosa si aspettano tutti da lei, giunta lì per rispondere a una inserzione per un impiego come bibliotecaria? E soprattutto, cosa voleva dire quella inserzione quando chiedeva ‘uno spirito muliebre assolutamente non sottomesso al mondo, in grado di fare la bibliotecaria per un gentiluomo e i suoi libri, con attitudine alla convivenza con cani e bambini, meglio senza esperienza lavorativa, astenersi se in possesso di laurea e diplomi post lauream’?

 

Tutto è molto strano, ma in realtà è proprio lei a trovarsi nel posto sbagliato dal momento che ha un curriculum eccellente con due lauree e due specializzazioni…

 

La permanenza della signorina Prim è una continua epifania. Via via che conosce gli abitanti e le abitudini del paese si trova a mettere in discussione alcune delle sue convinzioni più radicate. Ed è proprio questo il potere di sant’Ireneo: mettere le persone di fronte  a se stesse e mostrare loro che alcune delle buone abitudini che rendono la vita più serena e tranquilla, e che sembravano perdute per sempre, in realtà sono ancora possibili. E non importa che il mondo vada a velocità supersonica, che ciò a cui presta attenzione sia solo il successo e che l’individualismo sia ormai la regola di vita. Ciascuno può ritrovare dentro di sé un piccolo sant’Ireneo dove rifugiarsi per trovare valori antichi ed eterni come l’altruismo, la riflessione, il gusto per le cose semplici, la fedeltà, l’aspirazione a cose più nobili e belle.

 

Ognuno può risvegliarsi come la signorina Prim.

 

Articolo scritto da Guido Vassallo, apparso originariamente su Cogito et volo.

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