C’è un mondo, da qualche parte tra le pieghe del multiverso, che cela, intrinseco nel suo essere, l’antico terrore umano: è un mondo piatto, dove si può cadere dal bordo. Precipitare. Il bordo esterno del Disco è una cascata che dà sullo spazio infinito.
Si potrebbe pensare che questo sia il più grande problema dei suoi abitanti, il primo pensiero con cui si svegliano la mattina. Niente di più sbagliato. Questo è l’ultimo dei loro pensieri.
Tra i primi, vi sono: 1) non passare accanto alla Gilda degli Alchimisti, in quel gran formicaio fatiscente eppure antico di nome Ankh-Morpork (città dalle 100’000 anime e dieci volte tanti abitanti) perché potrebbe esplodere da un momento all’altro; 2) a meno che non stai morendo di fame, non comprare in nessun caso una delle salsicce che, in qualunque piazza tu ti trovi, l’entrepreneur Dibbler sarà pronto a offrirti, a un modico prezzo; 3) evita come la peste il quartiere delle Ombre, se ci tieni a vedere un’altra alba e 4) se un ladro ti si avvicina, sappi che è autorizzato dal Patrizio (nell’ottica che l’illegalità deve essere legalmente tutelata e coordinata, per garantire l’Ordine cittadino), quindi sgancia. Tieni anche bene a mente che, 5) se ti passa accanto un orangotango (nient’altri che il bibliotecario dell’Università Invisibile dei maghi) diretto alla rinomata taverna Mended Drum, chiamalo “scimmia” e sarà l’ultima parola che pronuncerai sulla faccia del Mondodisco.

Terry Pratchett, mago dell’umorismo, ha creato un mondo. L’ha declinato in una quarantina di libri (avete letto bene) e l’ha arricchito di iconiche figure: maghi celibi di città, streghe femministe di campagna, dèi che esistono finché qualcuno li venera, nani rissosi, troll che ragionano bene solo a basse temperature, una cazzuta personificazione della Morte che si sposta galoppando su un cavallo bianco e, sì, anche umani relativamente normali. La normalità, tuttavia, sul Disco, non ha vita lunga.
Diciamo subito che non è tutta farina del suo sacco, allo stesso modo per cui qualunque storia esistita ed esistente è, più o meno consapevolmente, frutto di tutte quelle precedenti. Pratchett attinge a man bassa da tutto quanto: folklore, leggende, la montagna di Fantasy che è riuscito a divorare da giovane (molto, considerando che non riusciva a passare indenne accanto ad un libro con un drago sulla copertina), cinema, stereotipi, grandi figure della storia, teorie scientifiche, festività tradizionali, rock ‘n roll… Ci fa un denso impasto, lo sbatacchia e lo calpesta, lo fa risplendere sotto una luce nuova, lo mette a riposare e poi gli dà la forma che vuole. In sostanza si fa ispirare dal mondo, per specchiare la nostra realtà sul Disco, dove la ritroveremo deformata ma immancabilmente ancora riconoscibilissima.

Sir Pratchett comincia l’avventura sul Discworld trentacinquenne, con The Colour of Magic (1983). Quando lavorava come addetto stampa per la britannica CEGB e scriveva sul lavoro, aveva una tabella di marcia: 400 parole a notte. Se per caso gli capitava di concludere un romanzo – ci dice il suo amico e scrittore Neil Gaiman – e avere ancora parole in programma, cominciava quello successivo.

I romanzi del Discworld, etichettati fantasy umoristico, si dividono in filoni narrativi presentando a intervalli le storie di una serie di protagonisti che spesso si intrecciano tra loro. La rosa dei beniamini vede sul podio un trio di streghe: le sagge e ciniche Granny Weatherwax e Nanny Ogg e la giovane Magrat. Ad un certo punto le vedremo investite da un’aura shakespeariana (in Wyrd Sisters – Sorellanza stregonesca, sesto libro della serie e “parodia” del Macbeth con allusioni ad altre opere di Shakespeare) ma tutto sommato con le streghe della tragedia hanno ben poco a che fare. I personaggi di Pratchett, infatti – ed è questa una delle ragioni per cui la lettura risulta così piacevole – non sono mai delle caricature. Evolvono, si contraddicono, imprecano, si sorprendono di loro stessi, cercano di capire e rimediare a quel che succede loro, di agire. La chiave per accedere a questo mondo è senz’altro quella dell’ironia, ma una volta dentro si scoprono scenari molteplici, colpiti da saette di acute osservazioni e avvolti da una nube di grosse risate.

Tata Ogg aveva un approccio pragmatico alla verità: la diceva se le conveniva e se non aveva voglia di inventare qualcosa di più interessante. [Lords and Ladies – Streghe di una notte di mezza estate]

Terry Pratchett è morto nel 2015, affetto da alzheimer. All’inizio della sua carriera fece il giornalista e si interessò di scienza, appassionandosene. C’è una petizione in corso che mira a invertire la riflessione dello specchio da lui utilizzato, e far entrare un po’ della magia del Disco nel nostro mondo: la proposta è di chiamare uno degli ultimi elementi chimici scoperti, che entreranno a far parte della tavola periodica, col nome Octarine, in omaggio a quel colore un po’ strano, giallo-verdognolo con sfumature viola, che solo i maghi e i gatti riescono a vedere… Il Re dei colori, vivo, il pigmento dell’immaginazione: Il Colore della Magia.

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