Venerdì 13 novembre ha avuto luogo il più recente incontro del ciclo ‘percorsi’ dell’associazione culturale Aladura. L’ospite Giuliano Boccali, illustre sanscritista che insegna presso l’Università degli Studi di Milano, a una sala piena di ascoltatori ha cercato di chiarire come si guarisce secondo le medicina indiana tradizionale, e quali sono le basi di questa medicina.

Per una certa parte della medicina indiana l’organismo è una totalità tra elementi fisici e non: sono tre gli umori che regolano il funzionamento del corpo: finché questi umori sono in equilibrio e i canali in cui si muovono sono liberi, l’essere umano è sano. Un’altra corrente della medicina indiana tradizionale è simile alla nostra ed è allopatica.

L’interazione positiva tra microcosmo e macrocosmo è essenziale: l’uomo per stare bene deve avere un buon rapporto con la natura. In questo senso è utile considerare come per gli indiani, a differenza di Cartesio, ad esempio, non facciano corrispondere pensiero e spirito. Lo spirito è qualcosa di più profondo del pensiero, di intimamente legato con la divinità. Gli indiani non si identificano con i mezzi con cui ci manifestiamo, cioè corpo, pensiero e altro ancora, che sono, nella loro visione ‘natura’, contrapposto al principio divino vero e proprio, cioè lo spirito.

Per estinguere la malattia a lungo termine, cioè mantenendo positivo l’equilibrio tra spirito e natura, due sono le cure: preghiera e meditazione, oltre al riequilibrio degli umori per la cura immediata.

La meditazione può essere buddista: cerca di mettere il meditante in un’atmosfera impersonale e cerca di suggestionale attraverso parole, sentimenti, visioni; la meditazione indù è molto diversa: cerca di far disidentificare il meditante dai mezzi con cui si manifesta e di farlo identificare con il proprio sé profondo. La ricerca di questa dimensione spirituale costa fatica e non è gratuita: è la forza di girare la testa nella caverna del mito della caverna di Platone. Risulta dunque chiaro come l’idea dalla guarigione è sempre stata collegata a quella di divino.

Anche la bellezza è importantissima: l’esperienza della bellezza interrompe momentaneamente la condizione dolorosa dell’esperienza umana, che è causata dal tempo, lo spazio e la causalità.

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