Una notizia mercoledì 24 settembre è rimbalzata tra i social e i siti internet dei maggiori quotidiani nazionali: l’attore John Malkovich è stato ritratto dal fotografo americano Sandro Miller in parodie di alcune fotografie famose. L’attore moltiplica il suo viso, e il suo corpo, in pose celebri, realizzate da altrettanti celebri fotografi ai “divi” di ieri: Marilyn, il Che, John Lennon per citarne alcuni, un omaggio al divismo e all’iconografia mondiale.
Guardando le foto non può che non tornare in mente il gioco a cui si prestò già Malkovich nel lontano 1999: Essere John Malkovich film diretto da quel geniaccio di Spike Jonze, dove il protagonista riusciva ad entrare letteralmente e fisicamente nella mente dell’attore, diventandone succube e rovinandone la vita privata. E così Malkovich diventava ossessione e ambizione di vita per l’impiegato sfigato con #maiunagioia, che proiettava la sua insoddisfazione nella agognata vita del divo di Hollywood. Un cinema, quello di fine anni ’90, che sapeva ancora regalarci autori sperimentali e “nuovi”, che non avevano paura di raccontarci storie nuove e non remake e reboot inutili come oggi.
La pellicola di Jonze, sceneggiata dal solidale Charlie Kaufman con mordente e sagacità, è una commedia del subconscio o, meglio del desiderio umano banale sì ma realista, fondato sulla bramosità di fama e notorietà. Un po’ tutti vorremmo essere nei panni di un altro, meglio se una persona famosa e ricca, per vivere magari quei famosi 15 minuti di notorietà warholiani. Una critica al mondo effimero di oggi, che, nonostante siano passati 15 anni dal film, non sono cambiati, anzi sono peggiorati anche grazie alla gigantesca crescita del medium della rete. Un discorso a parte ma di uguale interesse è l’uso della bellona di turno, una Cameron Diaz imbruttita nei panni di un personaggio “sgradevole” e sfigato, un’ulteriore sfida attoriale come quella intrapresa da Malkovich. Recuperatelo e fatevi condurre nel viaggio delirante di Essere John Makolvich: vi aiuterà a guardarvi dentro senza dimenticare la paura dell’esterno.

 

Lascia un commento