In questi tempi di incertezza e crisi globale, ci sono due scuole di pensiero su come il cinema debba raccontare la quotidianità: c’è chi vuole e chiede di evitare argomenti troppo tristi e aderenti alla realtà e chi invece sottolinea l’importanza di parlare di tutto ciò. I fratelli Dardenne sposano da sempre la seconda filosofia di pensiero, e con Due giorni, una notte centrano nuovamente il segno con il loro cinema sociale fortemente attuale. Grazie ad un’interpretazione da Oscar della coraggiosa Marion Cotillard, danno una speranza sulla caparbietà e la coesione che, a volte, c’è tra individui in difficoltà, una speranza che per fortuna è ancora reale. I registi belgi ritornano a parlare di lavoro senza edulcorare la realtà, anzi, con il loro stile asciutto e privo di orpelli registici o di finzione, ci restituiscono uno spaccato in cui molti, purtroppo, possono riconoscersi. La forza della convinzione, della solidarietà, della potenza del gruppo contro i soprusi del sistema. Non solo una ragione economica ma anche una logica di vita, insegnamento che anche un “semplice” film può portare. Sandra, la Cotillard, è un personaggio che racchiude in sé alcune caratteristiche dell’individuo moderno: disistima di se stessa e inclinazione alla disperazione, che però vengono superate degli eventi inaspettati della vita e dalla consapevolezza che il rispetto degli altri nasce dal rispetto per noi stessi. Un cinema che reagisce da mostrare ai nostri capi o padroni con una “cura Ludovico”, una mano delicata ma che alla fine si rivela un forte schiaffo. Uno spaccato che fa riflettere, incazzare, deprimere, ma che, nello splendido finale, fa uscire lo spettatore dal cinema con un piccolo sorriso. I Dardenne ci hanno nuovamente convinti e anche noi sposiamo la loro filosofia di cinema senza compromessi!

 

Lascia un commento