Nonostante siano passati quattrocento anni dalla morte di Shakespeare, le sue opere hanno un valore universale. E’ stato Piero Dorfles, giornalista e critico letterario, a svelare agli spettatori i segreti dell’immortalità dell’opera shakespeariana.

Quest’anno non corrisponde soltanto al quattrocentenario della morte del drammaturgo inglese ma anche di Miguel de Cervantes, famoso autore del Don Chisciotte: per questo Dorfles nella sua esposizione ha voluto individuare punti in comune e parallelismi tra questi due grandi autori.

L’immortalità dell’opera shakeaspiriana è stata individuata essenzialmente nella presenza di molti punti di modernità che rendono i personaggi delle sue commedie e tragedie contemporanei per molti aspetti. Per prima cosa, la lettura delle sue opere è ancora così diffusa grazie alla lingua, che è molto vicina a quella moderna e quindi facilmente comprensibile.

Dal punto di vista tematico, notiamo come i personaggi siano collocati a metà tra l’epoca medioevale e quella umanistico-rinascimentale. Pur avendo delle caratteristiche tipicamente medioevali, non agiscono più in funzione della presenza di un destino prestabilito dalla provvidenza divina ma secondo il principio dell’hic et nuncqui ed ora.

In questo senso Dorfles ha riconosciuto nei personaggi una sorta di anticipazione del nichilismo: le loro azioni sono basate sono su loro stessi e, avendo un enorme ventaglio di possibilità di agire, è come se si trovassero di fronte al nulla.

Autoanalisi, individualità, responsabilità personale sono solo alcuni degli elementi di modernità. Personaggi che riflettono, scandagliano il loro animo durante tutta la tragedia fino a maturare ed elevarsi rispetto al punto di partenza; personaggi completi, formati da ragione ed emozione.

Dentro ogni tragedia di Shakeaspeare possiamo trovare, secondo Dorlfes, un pezzo di umanità, ogni singolo personaggio sembra rappresentare l’umanità intera dall’antichità all’epoca moderna, il tutto raccontato con l’intamontabile potenza della parola scritta.