“Qualcuno mi chiede se girerei un film con un’iPhone: se la storia è buona e adatta a esser girata così, perchè no!” Può sembrare la boutade di qualche giovane regista nerd e un po’ pazzoide, invece è il giudizio serio di un uomo che di cinema,e  di come girare un film, se ne intende.

Luca Bigazzi dal 1990 in poi ha lavorato con i migliori registi italiani ( soprattutto Paolo Sorrentino) ha curato la fotografia de “La Grande Bellezza” ( premio Oscar miglior film Straniero 2014) e ha vinto il premio David di Donatello per la miglior fotografia con “This Must be the Place”.

Nell’ambito di quest’edizione  di Scienzartambiente, Bigazzi ha dialogato con Maurizio Guerri, dell’Accademia di Brera, sullo sviluppo della fotografia e delle tecniche di ripresa in generale degli ultimi anni , ma la conversazione si è sviluppata su vari altri ambiti.

“Il cinema odierno è più attento ai dettagli del passato, e anche per questo il ruolo di chi riprende è sempre più importante:l’attore sa di essere nelle tue mani e tu sai che c’è lo hai tra le tue, si crea una comunicazione non verbale tra colui che riprende e colui che recita.” Per  Bigazzi un buon direttore della fotografia non deve seguire un suo modello di bellezza, ma scegliere cosa è meglio per la scena.

Si passa a parlare dello sviluppo della tecnologia nell’ambito cinematografico e soprattutto del  passaggio da pellicola a digitale. A Bigazzi non interessa la nostalgia,lui approva il digitale che permette di lavorare meglio sui particolari, e può anche aiutare lo sviluppo del cinema indipendente.

Non può mancare un riferimento alle immagini nel mondo dell’informazione, ed è inevitabile parlare dei video dell’isis.  Bigazzi e Guerri concordano, non fanno paura le immagini ,ma come vengono raccontate: siamo assuefatti alla violenza, e ci possono mostrare tutto senza che noi reagiamo, oppure farci reagire come vogliono…e

Risuonano dolenti note quando si parla delle giovani generazioni: nell’incontro precedente, dove aveva incontrato gli studenti Scienze e Tecnologie Multimediali, il direttore ha potuto constatare quanti pochi giovani vadano al cinema. “Un ragazzo mi ha chiesto che differenza c’è tra guardare un film al cinema e guardarselo da soli a casa propria: è evidente che stiamo perdendo il senso di godere insieme per qualcosa.”  Bigazzi è preoccupato dal fatto che cinema e teatri chiudano nel silenzio di istituzioni e opinione pubblica e imputa ciò ad un clima di odio verso la cultura e verso le novità anche tecnologiche in questo paese.

Eppure, prevale l’ottimismo: “ l’ultimo decennio ha partorito grandi film sia in Italia che all’estero: sono convinto che non sia tutto da buttare, va solo migliorata la mentalità delle persone. Nel futuro non ci saranno solo Iron Man e cartoni animati!” Poi, su ispirazione di un intervento del pubblico, racconta dell’esperienza di un gruppo di giovani che a Milano ha aperto uno spazio-cinema alternativo  in un circolo culturale. Infine,  dopo aver sdoganato l’iPhone , Bigazzi spezza una lancia per la pirateria digitale: “Se può togliere forza alla grande distribuzione, ben venga!”

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