Daria Bignardi, giornalista, scrittrice, e volto televisivo del panorama italiano presenta oggi il suo ultimo libro “Santa degli impossibili“.

L’autrice legge due passi dall’opera; sono scorrevoli, piacevoli e leggeri. Non sarà Indro Montanelli, ma sicuramente la scelta narrativa fa presa sul lettore. La storia è quella di Mila, quella del suo dolore, dalla sua infanzia sino all’età adulta, quando, attraverso gli sguardi dei suoi familiari, spiamo furtivi tutti i problemi di una famiglia moderna.

Nelle donne della Bignardi si scorge questa necessità di fuggire, dalla vita quotidiana, dalla famiglia, che ancora oggi viene percepito come un tabù.

Non è un’opera autobiografica, ma, ci tiene a precisare, “qualche considerazione della protagonista è stata gentilmente prestata dall’autrice”.

Autrice che parla anche di sè: nata a Ferrara, si reca giovanissima a Milano dove diviene giornalista e si confronta con la figura dello “scrittore”, ai suoi tempi percepita come “inarrivabile” o “irraggiungibile”. Lei, la passione per la scrittura l’ha avuta sin da piccola, quando a sette anni scrisse otto pagine “orribili”, tuttavia la accantonò in favore della carriera giornalistica.

Con le prime conduzioni televisive cambia anche la percezione dello “scrittore” nel panorama italiano; non più le grandi firme ma anche autori più modesti. Daria Bignardi inizia a scrivere e a pubblicare con successo.

Tra flashback, riflessioni, letture e voli pindarici l’incontro continua, e Daria parla della sua famiglia, dei genitori defunti e di quella necessità di non perdere non solo ricordi e fotografie, ma anche il “lessico famigliare, domestico, lessico che ritroviamo all’interno delle sue opere.

I suoi libri “nascono sempre in modo diverso” dice l’autrice a noi de L’Oppure e al pubblico; “da una riflessione, da una sensazione, da un ricordo, o da una preghiera, come nell’ultimo caso”.  Alla fine dell’incontro aggiunge solo per noi “non mi sento una scrittrice classica” – avevo infatti notato l’invocazione a Santa Rita, paragonandola a una invocazione alla musa, e un lessico sì domestico, ma anche ben poco approssimativo, forse dovuto alla tradizione di famiglia, quella per l’insegnamento della lingua italiana –  “certo, non sperimento, ma prediligo una scrittura essenziale, scarna”. E ancora ” non mi approccio alla scrittura come giornalista ” – e questo appare chiaro leggendo i suoi libri – “certo, mi muovo come una macchina da presa, cercando di cambiare spesso il punto di vista”.

Grazie a Daria Bignardi per la sua disponibilità!

Il libro della Bignardi finisce di diritto tra le valide idee regalo di quest anno: leggero ma scritto con garbo e classe; una lettura scorrevole ma ben poco “ignorante”. E noi qui concludiamo, buona serata a tutti!

 

 

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