Nella serata di venerdì 2 dicembre, l’Auditorium della Regione è stato teatro di un nuovo incontro della rassegna culturale “Specchi”, promossa dall’associazione Aladura. In quest’occasione il tema trattato è stato quello della danza, collegato al più ampio filone musicale che sarà protagonista complessivamente di tre incontri di questa rassegna. Protagonisti della serata sono stati i musicisti Gianni Fassetta, noto fisarmonicista e relatore per l’occasione, e Giuseppe Barutti, violoncellista dalla brillante carriera.
Danza, si diceva. Sì, perché l’intento dei due musicisti è stato reso chiaro fin da subito: ripercorrere le tappe più importanti dell’evoluzione musicale della danza dalle sue origini sino al Novecento, anche grazie all’esecuzioni di alcuni brani emblematici di questa evoluzione.
La danza, ha spiegato Fassetta, è nata nella preistoria come necessità di sviluppare un senso di movimento per eliminare le paure dell’inconscio. Era una danza libera, ed è rimasta tale fino a quando non si è avvertito il bisogno di porre delle regole, elemento essenziale al fine di raggiungere un’evoluzione artistica, e di avere un apporto della musica via via maggiore, al fine di accompagnare quel ritmo che si trova per natura all’interno dell’uomo.
Si può dire che la danza come arte nasca nel 1400, fase in cui ve n’era una forma riservata alla nobiltà e una invece di stampo popolare. E il primo brano presentato, una sorta di pizzica rinascimentale, rientra proprio in questa seconda categoria, in cui si può percepire ancora l’ideale religioso della danza in circolo al fine di circondare e vincere il male.
La forma successiva della pizzica è la tarantella, che nasce a cavallo tra il 1400 e il 1500, seguita poi dalla giga, ultimo stadio di questa evoluzione. In questo secolo le danze prendono piede in Europa, assumendo diverse sfumature a seconda delle zone in cui si diffondono. Anche i grandi compositori di quest’epoca iniziano a risentire dell’influsso di questi balli e alcuni ne riprendono il tempo. Ne sono un esempio le Suites di Bach, che rappresentano un insieme di tali danze, il cui unico filo conduttore è la tonalità.
Nel 1600, con il periodo Barocco, comincia un progresso di disgregazione della perfezione e delle regole e si inizia a dare maggiore importanza alla passione e all’interpretazione. Nel 1700 si può già percepire lo sviluppo del minuetto, e come questo si stia avvicinando a grandi passi al valzer. Ed è proprio il valzer, con la sua ricerca di libertà nell’espressione artistica che, dal 1800 fino ai giorni nostri, domina la scena della danza, divenendo ballo rappresentativo della società e articolandosi in diverse forme, di cui i musicisti hanno dato un assaggio al pubblico.
L’ultima forma di danza trattata è stata il tango, nato in Argentina come fusione di varie danze e il cui tempo molto rigido ha portato all’esigenza di una maggiore apertura, di cui un esempio meraviglioso è il Libertango di Astor Piazzolla, eseguito per ben due volte da Fassetta e Barutti a gran richiesta del pubblico, entusiasta di fronte al loro talento e alla ricchezza degli argomenti dell’incontro.