Nascosta sul fondo dell’ultimo bicchiere di Terrano c’è sempre quella “E” maledetta, quel pedaggio da pagare alle serate allegre e anche al proprietario del locale, che probabilmente si sentirebbe perso se non ne udisse il suono. E…

E anche el tram de Opcina xe nato disgrazià

vignindo zo per Scorcola una casa’l ga ribaltà

Bona de Dio che jera giorno de lavor

che dentro no ghe jera che’l povero frenador…

Il diretto interessato, “el tram de Opcina”, di solito non se la prende se ci si fa qualche risata ricordando tutte quelle che ha combinato. In fondo, gli abitanti di questa città vogliono davvero bene a quel bizzarro vecchietto. Bizzarro perché si mantiene ancora in forma (con periodi altalenanti di fermo e manutenzione) nonostante sia rimasto l’ultimo esempio a livello europeo di impianto a trazione elettrica integrato con una funicolare ancora funzionante. Vecchietto perché, possiamo dirlo, porta sulle spalle il peso di ben 114 anni, ma – come la gran parte degli anziani triestini – è piuttosto coriaceo e continua ad affrontare borbottando pendenze fino al 26%.

Inaugurato nel settembre del 1902, non perse tempo nel far notare la propria indole: a causa di un guasto all’impianto frenante (o forse solo per spezzare la noiosa routine delle 7 del mattino), si lanciò in una pazza corsa di 200 metri e fece venire i capelli bianchi al “povero frenador” Antonio Sossich, che si ruppe una gamba e non smise di raccontare dell’incidente fino a che passò a miglior vita, alla veneranda età di 101 anni. Da ricordare che le testate del convoglio (dove lavorava il frenatore) non erano originariamente protette da vetrate, cosa che ci fa ben immaginare il vento tra i capelli del povero Sossich e l’espressione di terrore dipinta sul suo volto mentre sfreccia giù dal colle di Scorcola. Fortunatamente non ci furono altri feriti, ma l’incidente provocò la caduta di due pali della luce, i quali si abbatterono sulla casa della famiglia Spehar danneggiandola gravemente. Grazie ai soldi ottenuti dall’assicurazione, la famiglia ristrutturò al primo piano la propria attività, l’Antica Hostaria Spehar, che date le circostanze rimase oggetto di chiacchiere per un po’. Fu così che nacque il ritornello che si annida in fondo ai vostri bicchieri di Terrano, ma non fu qui che terminò la storia del nostro amato tram.

Non escluso dalle vicende belliche, fu usato per il trasporto dei feriti dall’altipiano carsico alle strutture ospedaliere cittadine durante la Prima Guerra Mondiale, tanto da essere ricordato in molti documenti dell’epoca come il “tram samaritano“. Successivamente, nel 1945, un vagone che trasportava soldati tedeschi fu oggetto di un attentato operato dai partigiani e, presso uno scambio di rotaie in località Conconello, saltò su una mina.

Nel secondo dopoguerra, con l’avvento massivo del trasporto su gomma, il tram perse progressivamente importanza e all’inizio degli anni Sessanta fu ceduto dalla Società Anonima delle Piccole Ferrovie di Trieste (sua “madre” originaria) alla gestione comunale. Seguirono periodi alterni di funzionamento e fermo per manutenzione, nel tentativo di mantenere le vecchie componenti adeguate alle norme di sicurezza e alle esigenze di prestazione della modernità. Nel 1992, novantesimo anniversario, il comune regalò un lifting al nostro amato vecchietto: fu rimessa in servizio la vecchia vettura n. 1, completamente restaurata e riportata al proprio look degli anni ’20, evento a cui fece seguito anche il ripristino della vecchia vettura n. 6.

Tuttavia, appena un anno dopo, il tram si riconfermò “nato disgrazià” e fu centrato da un bus sloveno in Piazza Dalmazia. Lungi dall’aver smesso di far parlare di sé, anche nel nuovo millennio il nostro “Paperino” si è reso protagonista di alterne vicende: il 23 dicembre 2000 due vetture si scontrano frontalmente a Conconello; il 28 luglio 2010, tragicamente, un anziano scooterista perse la vita sotto le ruote della vettura; il 30 dicembre 2010 l’ennesimo guasto ai freni fece terminare una folle corsa sulla barriera protettiva di Piazza Oberdan; infine, appena nel gennaio 2015, un uomo intento a fare jogging in Piazza Dalmazia scese dal marciapiede mentre sopraggiungeva silenzioso alle sue spalle il tram, che lo travolse causandogli gravi ferite.

Resta incontestabile il fatto che prendersi un’ora in una giornata di sole, salire a bordo della vecchia carrozza, sedersi sui sedili in legno e appoggiare la fronte al finestrino sia uno dei modi migliori per rubare gli scorci più belli della città e del Golfo, nonchè per provare la strana sensazione di sentire i minuti scorrere ad un ritmo diverso da quello a cui siamo abituati quotidianamente, in mezzo al traffico delle vie. Solamente, un consiglio: quando avrete finito il vostro ultimo bicchiere di Terrano, state alla larga dai binari del tram, non sia mai che ne combini una delle sue.

 

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