Prodotto per la prima volta a Broadway nel 1966, questo musical ha visto numerosi revival in giro per il mondo, mai pago del fragoroso successo che otteneva stagione dopo stagione.

Broadway e Londra a ripetizione, anno dopo anno, successo dopo successo, questo spettacolo ha permesso ai vari interpreti, registi, costumisti e staff, di collezionare candidature ai Tony Awards, poi in larga parte vinte.

Giovedì 4 e venerdì 5 febbraio (e anche sabato 6), alle ore 20.45, presso il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Giampiero ingrassia e Giulia Ottonello riporteranno in scena quest’opera, “Cabaret”, che vuole  «raccontare, attraverso l’incosciente euforia dei suoi personaggi, l’indifferenza dell’uomo nei confronti del periodo storico che sta vivendo, qualunque esso sia, sprecando così, senza rendersene conto, l’occasione per diventare da comparsa, attore protagonista».

Prima un libro del 1939, “Goodbye to berlin”, scritto da Christopher Isherwood, poi l’adattamento teatrale “I’m a Camera”, e infine, a quasi trent’anni di distanza, il musical “Cabaret”.I fatti raccontati si riferiscono al 1931, quando al potere e tra la gente si diffonde e si rafforza l’ideologia nazista. Ma mentre per le strade di Berlino passeggiano a braccetto inferno e paura, dentro al Kit Kat Klub l’unica cosa che sembra contare è l’amore tra la diciannovenne cabarettista inglese Sally Bowkes e lo statunitens Cliff Bradshaw.

Sorge ora, spontanea e macabra, una riflessione: la storia spinge in avanti, ma sembra vacillare sotto l’ombra dei suoi spettri, che si ripetono uguali, secolo dopo secolo. E noi, di fronte a quegli stessi spettri, preferiamo chiudere le tende, leggere un libro, o peggio, guardare la tv.

Un innamoramento intenso insomma, che non è solo felicità, ma è metafora di un’aggressiva e pericolosa distrazione.

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