Con l’arrivo della bella stagione cominciamo a cercare i luoghi che non solo portino freschezza ma che ci offrano una vasta gamma di proposte e iniziative; e siccome anche l’occhio vuole la sua parte, queste mete dovranno essere anche un trionfo di bellezza: quale esempio migliore di Barcis, che oltre a offrire uno splendido lago inserito nel contesto delle Dolomiti friulane, si presta volentieri a interessanti occasioni culturali e sportive.
Ci troviamo nella Forra del Cellina, un canyon dalle ripide pareti rocciose scavato dal fiume Cellina, sotto l’attenta e responsabile gestione del Parco Naturale Dolomiti Friulane, patrimonio dell’UNESCO; questo parco è delimitato da quattro corsi d’acqua: a nord il Tagliamento, a sud il limite è dato dal Cellina, a ovest troviamo il Piave e a est il Meduna. Questo cuore di flora rigogliosa non addomesticata dall’uomo è la casa di molte specie animali, tra qui troviamo le aquile (che peraltro sono il simbolo delle Dolomiti Friulane), gli stambecchi i camosci e i cervi che gironzolano per i boschi e sui sentieri scolpiti nella roccia, i galli cedroni e i galli forcelli che contribuiscono con il loro piumaggio a questo immenso quadro variopinto.
La zona della Valcellina, racchiusa da invalicabili montagne che a lungo hanno impedito la realizzazione di vie stradali e ferroviarie e a cui si poteva accedere solo seguendo la Vecchia Strada (oggi suggestiva meta turistica), si apre al mondo con la costruzione dell’impianto idroelettrico che ha portato l’elettricità a queste zone isolate fino alla fine dell’Ottocento; opera completata con lo sbarramento del Cellina a livello della stretta di Ponte Antoi, con la creazione di un serbatoio di acqua a beneficio della rete elettrica e delle coltivazioni, oggi chiamato Lago di Barcis (o anche lago Aprilis dall’ingegnere che lo ha ideato); questo lago artificiale è diventato con gli anni un valore aggiunto che non solo si integra perfettamente con l’ambiente circostante, ma gli da quel tono poetico dove le stelle e il sole possono specchiarsi a beneficio dell’osservatore.
Oltre alla notevole utilità che ha portato la costruzione di questa diga, è stata fondamentale anche per la scoperta della meteorite di Barcis nel 1953: grazie alla curiosità dei lavoratori, che per primi hanno visto le fattezze strane di questa roccia, dall’aspetto bruciacchiato e dalla consistenza del ferro, e alla scuola Mineraria di Agordo dove l’esperto in minerali Giovanni Della Lucia è riuscito a confermarne la provenienza extraterrestre. Ora la meteorite di Barcis è annoverata tra i più importanti reperti a livello nazionale, altro punto per l’orgoglio della popolazione locale.
Se la mineralogia non è il vostro campo, allora forse vi potrebbe interessare la poesia, che questa zona facilmente riesce a ispirare e suggestionare, come ci ha dimostrato il poeta Giuseppe Malattia della Vallata, di cui citiamo i seguenti versi dedicati a Barcis: “Sale per l’ampia valle e si diffonde/lento ed eterno il mormorio del fiume/che passa. Al fondo d’una conca verde/Barcis riposa” (1905). In onore del poeta è stato istituito un premio che viene visto di buon occhio non solo a livello locale ma nazionale, attirando giovani poeti provenienti dall’intera penisola.
Per coloro che invece preferiscono l’attività fisica il lago di Barcis offre diverse opportunità sportive: che si tratti di vela, kajak, Hovercraft o sport subacquei, c’è n’è per tutti i gusti, per non parlare di competizioni riconosciute a livello nazionale e internazionale, come il campionato italiano di Motonautica (uno degli eventi più attesi dell’estate), gare di pesca e le più recenti competizioni come il Triathlon internazionale e il Rally di Piancavallo. Per non parlare di alpinismo, paracadutismo e parapendio, praticati in tutta la zona valcellinese.
Beno Fignon, giornalista friulano, ha definito questo Eden come un intenso lavoro degli dei, i quali “ci hanno donato una perla preziosa nella sua ostrica verde”, dove è la Natura in tutte le sue forme a regnare e a imporre i suoi ritmi, nonostante gli sforzi dell’uomo di addomesticare le sue acque e le sue dure spalle rocciose. Sono proprio questi affranti taglienti del Cellina che hanno sempre suggestionato i popoli che sono passati da queste parti, tanto che per anni si era pensato che fossero abitati da diavoli e streghe e che le sue acque fossero le dimore delle agane (a volte interpretate come ninfe dell’acqua e altre volte come tessitrici); le leggende locali parlano di feste sabbatiche di queste figure mistiche, con tuoni fuochi e fumi, nonché di spettri che infestano i torrenti e di pesci di fuoco che saltano lasciandosi scie d’acqua alle spalle.
Questa è una miscela vincente di mondi che aspetta solo di essere scoperta e goduta, ogni giorno è un buon giorno per visitare questo Eden.
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