Luogo affascinante ed antico, Erice è un piccolo borgo della Sicilia occidentale. Dall’alto del monte omonimo, osserva possente e umile i gioielli delle proprie terre: le Isole Egadi. Nonostante le molte persone, che ogni giorno passeggiano per le sue vie, il paesino arroccato mantiene l’atmosfera arcaica degna delle proprie origini: secondo la mitologia, Erice fu fondata dal gigante Eryx (dal quale la città prende il nome), re degli Elimi, popolo nato dall’unione tra gli esuli troiani e la popolazione autoctona. In cima al monte venne eretto un tempio in onore di Afrodite, dea della fecondità e protettrice dei naviganti. I marinai venivano attratti dalle luci delle fiaccole che, giorno e notte, illuminavano il santuario e, durante il rito delle colombe, si accompagnavano alle vestali votate alla dea: le colombe erano considerate sacre e venivano custodite e protette all’interno del tempio; in agosto, la loro liberazione sanciva l’inizio dei riti propiziatori per l’agricoltura che duravano fino al loro ritorno. Già noto dal V secolo a.C., il culto si è trasformato seguendo la successione dei popoli abitanti Erice: i Fenici adoravano Astarte, i Cartaginesi Tanit, ma, infine, furono i Romani a reintrodurre e diffondere il rito in tutto il Mediterraneo, riedificando il tempio in onore di Venere Erycina.
L’aspetto odierno è quello di un borgo medievale, ma le architetture presentano gli elementi caratteristici dell’arte araba, normanna e spagnola. Girovagando per i ciottoli grigiastri ci si trova immersi in un tempo antico, in equilibrio tra epoche diverse. Grazie all’opera di valorizzazione che ha interessato il patrimonio storico-artistico negli ultimi anni i turisti possono passeggiare seguendo specifici itinerari. Nel 313 d.C., con l’editto di Costantino, Erice divenne cristiana ed è tutt’oggi chiamata “città delle cento chiese”. Infatti, uno dei percorsi è dedicato proprio a santuari e conventi: la renosa Chiesa Madre, consacrata a Santa Maria Assunta, è un vero gioiello d’arte neogotica; l’edificio risale al periodo aragonese (XII-XIII secolo), Federico III, re di Sicilia, scappato da Palermo a causa dei conflitti con gli Angioini, decise di iniziarne la costruzione in segno di gratitudine per l’ospitalità ricevuta a Erice. Il Real Duomo è un chiaro esempio di come possano coesistere stili architettonici differenti: la struttura principale mantiene lo stile gotico originario con l’interno decorato a mosaico, la facciata esterna e il rosone sono, invece, di stampo catalano. Di fianco fu eretta anche una torre di avvistamento che oggi funge da campanile: salendo “solamente” 108 gradini è possibile ammirare la pianura e il golfo da ogni angolazione.
Un secondo itinerario, particolarmente apprezzato dagli appassionati di fotografia, comprende la visita al Castello di Venere. L’edificio sorge sui resti dell’antico tempio della dea della bellezza e offre una vista mozzafiato: si possono ammirare l’altopiano a terrazza sul mare, Valderice, Trapani e il Monte Cofano, oltre il quale c’è la rinomata località turistica di Castellammare del Golfo. Per coloro che possono trattenersi fino a sera il tramonto sull’arcipelago delle Isole Egadi è un appuntamento imperdibile.
La via dei sapori e delle tradizioni non è segnalata negli opuscoli informativi, ma il consiglio è quello di effettuare qualche modifica al percorso e lasciarsi guidare dai profumi e dai colori. E allora il turista goloso, inebriato dal profumo di pesce, non potrà mancare l’appuntamento con il tipico cous cous trapanese (in Nord-Africa è solitamente condito con la carne) e concludere la giornata con la genovese ericina, un dolce di pasta frolla ripiena di crema o marmellata di zucca.
Prima di varcare Porta Trapani e salutare Erice, prendetevi un minuto per recitare i versi di D’Annunzio della lirica La notte di Caprera con la speranza di tornare in questo piccolo compendio di storia:
E l’altro monte, e l’altro monte ei vede,
l’Erice azzurro, solo tra il mare e il cielo
divinamente apparito, la vetta
annunziatrice della Sicilia bella!